Il nuovo romanzo di Stefano Santarsiere grande lettore e accorto narratore che vive e lavora a Bologna, La mappa della città morta, inizialmente autopubblicato, dopo aver scalato le classifiche dei libri digitali, approda in libreria in cartaceo per la Newton Compton.
Scrive Santarsiere nella sua postfazione esplicativa: «Questa storia è un prodotto di fantasia, ma allo stesso tempo frutto di realtà, discendente diretta di persone vere, oggetti concreti e fatti realmente accaduti. In primo luogo, il romanzo si nutre di quel periodo favoloso della storia umana che è stata l’epoca delle grandi esplorazioni, in particolare dell’appendice risalente al primo scorcio del xx secolo. Animate da personaggi straordinari, che univano smisurato coraggio a spregiudicatezza e doti visionarie, le esplorazioni geografiche hanno spinto in avanti l’orizzonte della nostra specie, un passo dopo l’altro, fino a completare la conoscenza del mondo.»
E per costruire i suoi personaggi l’autore si è rifatto a persone realmente vissute. Infatti per Angelo Laurenzi si è liberamente ispirato a« Percy Fawcett, un esploratore britannico scomparso nel maggio 1925 nelle foreste del Mato Grosso mentre era alla ricerca dei resti di una mitica città»… per il protagonista Charles Fort, che narra in prima persona, ha rubato il nome a «Charles Hoy Fort, un giornalista americano morto a New York nel 1932. Il vero Fort amava realmente collezionare cronache di fatti inspiegabili riportate nelle riviste specializzate e nei giornali dell’epoca».
Avventura, tanta avventura dove spadroneggia la fantasia per un’ idea avvincente e un attacco indovinato.
Qualcosa della trama così, per incuriosire:
L’incipit – prologo (1754) della mappa riporta la data di una spedizione spagnola che è tornata indietro con la descrizione delle mirabilie di una “Citade encantada”. Nel primo capitolo siamo nel 1949 in Alto Adige, davanti a un mostro hitleriano che sta acquisendo una nuova identità italiana. Poco dopo con il nome di Helmut Gregor, ben fornito di denaro, si trasferirà in Brasile o meglio in Mato Grosso, dove cambierà ancora nome e riprenderà gli atroci esperimenti già perpetrati nei lager nazisti. Dal 1955 in poi, in pochi mesi, diventerà anche il “padrone” di un immenso territorio nella foresta, ben conscio che potrebbe contenere incommensurabili tesori.
In un successivo capitolo abbiamo un manoscritto di un esploratore del Settecento, che riporta una scoperta millenaria e un antico miracoloso planetario. Questi due oggetti, che parrebbero tornati dall’oltretomba, sono per il professor Laurenzi la tangibile prova che suo figlio Angelo è ancora vivo. Angelo Laurenzi era scomparso due anni prima fra le montagne del Mato Grosso alla ricerca di tracce del favolosa civiltà otolteca – precedente addirittura a quella dei sumeri.
Con in mano questi argomenti e con un’offerta economica “che non si può rifiutare”, il professor Laurenzi convince Charles Fort, quarantenne direttore di un giornale online sul mistero, in bolletta per mancanza di inserzionisti, a lasciare Bologna, partire per il Brasile e affrontare un’impresa che pare pura follia.
Quali segreti sono custoditi nell’ultima favolosa città degli Otoltechi, le cui rovine si nasconderebbero nella giungla brasiliana? Per rispondere a queste domande, Fort dovrà trovare dei compagni e la guida giusta per superare l’inferno amazzonico, e riuscire a sfuggire ai sicari della potente compagnia mineraria, guidata dal mostro nazista, disposto a tutto pur di assicurarsi il dominio sul mondo.
E, se non basta, magari provare la giustezza della teoria della dislocazione della crosta terrestre, ipotizzata dallo storico statunitense Charles Hutchins Hapgood che suscitò l’interesse di Einstein e riuscire a scoprire i segreti della glaciazione dell’Antartide, mentre la follia umana potrebbe mettere a rischio i delicati equilibri di un ecosistema. Sono in gioco tante risorse da salvaguardare e la stessa storia. dell’umanità. E forse la sua futura salvezza.
Deve farcela Charles Fort. Ce la farà! Ma siamo proprio sicuri?