La ragazza che non c’era – Cinzia Bomoll



Cinzia Bomoll
La ragazza che non c’era
Ponte alle Grazie
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Una scrittrice di lungo corso, Cinzia Bomoll, che si è cimentata con il giallo per la prima volta, con risultati interessanti e coinvolgenti. La trama è incalzante, con continui colpi di scena e un ritmo veloce, cinematografico. 

Sullo sfondo le atmosfere nebbiose e ovattate della città di Ferrara e del delta del Po, bruma di malinconia che si addice perfettamente alle atmosfere del noir: da lì, dalla sua città natale, la Bomoll si è ispirata per scrivere il suo primo crime, ammantandola di nostalgia.

Nonostante i suoi alti e bassi e le intemperanze, la protagonista Nives suscita subito simpatia e ammirazione per il suo acume investigativo, mentre gli altri personaggi, delineati con efficacia, sono credibili e reali. 

“Ecco la mia vita: un perenne bungee jumping tra paradiso e inferno”.

L’ispettrice Nives Bonora, trentatré anni, non brilla per buone relazioni: è figlia di un maresciallo dei carabinieri con cui ha un rapporto conflittuale, la madre ha abbandonato la famiglia quando era piccola, e questo dolore li ha riempiti di rancore e divisi. Ha una relazione clandestina difficile col suo capo, il commissario Brandi, perchè ha difficoltà ad amare ed essere amata; con i colleghi non brilla per simpatia, del resto fa tutto da sola, non segue le procedure, è una mina vagante, irascibile e altalenante nell’umore. Per di più come donna non è facile farsi largo in un ambiente maschilista. Dietro il suo comportamento c’è una gran rabbia che troppo spesso esplode senza controllo, una grande fragilità e tante debolezze irrisolte. Eppure

“…si sentiva così, delusa ma ancora desiderosa di sfidare il destino”.

Il cadavere di una bella ragazza ucraina di vent’anni viene trovato nell’ex ospedale psichiatrico di Ferrara, apparentemente morta per overdose: ma dopo poche ore il corpo è scomparso, le telecamere di sicurezza hanno immortalato la sua fuga dall’obitorio. Morte apparente? Un ginecologo viene trovato nel suo studio con la testa fracassata: solo Nives riesce a trovare il collegamento tra i due casi grazie a una foto che ritrae una famiglia della buona borghesia ferrarese, quella del medico ucciso. La moglie fa di tutto per conservare una reputazione, ma perde il marito, la dignità e tutto viene smascherato dall’abilità e dall’intuito di Nives che non si accontenta di chiudere un caso con superficialità. 

Insolito e originale l’uso della “Sindrome di Lazzaro”, morte apparente con risveglio per ripresa spontanea del battito cardiaco, forma rara, solo sei casi all’anno.

Il finale è aperto, quindi possiamo aspettare il seguito che ci racconti la storia dei personaggi e gli sviluppi della vicenda lasciata in sospeso ad arte. 

Per esprimere il suo dolore Nives scrive poesie e questa racconta la protagonista nel momento cruciale della storia

“Vorrei essere libera./Libera da tutto e da tutti./So che forse non va bene./Detto da me./Vorrei essere la ragazza che non c’è./La ragazza senza nome./Con la falsa identità./Nessuno sa chi è davvero./Ma lei è più se stessa di me./Libera, ecco perchè./Che invidia./Per lei./Lei: la ragazza che non c’è”.

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