Sono due le cose dalle quali non si può sfuggire: una è la morte, ma prima ce n’è un’altra che si chiama vita e per Hulda Hermannsdóttir ispettrice della polizia di Reykjavik, le due cose interagiscono spesso. La signora di Reykjavik è un romanzo cupo come nella tradizione dei migliori romanzi nordici E Hulda un personaggio complesso che nella sua vita ha dovuto superare molti traumi. Non ha mai conosciuto suo padre ed è stata sul punto da essere rifiutata dalla madre. Ma i traumi non finiscono certo qui, Hulda è provata da una morte che tra tutte è quella più innaturale possibile: il suicidio della sua unica figlia. Questo scenario, non le impedisce comunque di avere una brillante carriera, tra l’altro in un ambiente spesso a lei ostile, fatto in maggioranza da uomini e per uomini, il commissariato di Polizia di Reykjavik. In islandese Hulda significa “donna nascosta” e il romanzo, che si svolge su più piani temporali, cerca di svelare il suo carattere attraverso un sapiente gioco di specchi in cui l’immagine della nostra ispettrice si riflette negli occhi di quelli che vi hanno a che fare.
Tutto inizia con il capo che costringe Hulda ad andare in pensione, dandole però il permesso di scegliere un’ultima indagine. Ha quindici giorni di tempo. Gli occhi le si posano sul Helena, una ragazza russa trovata annegata, che Alexander il suo collega aveva archiviato come suicidio. Sono troppe le cose che non quadrano e l’indagine si rivela subito condotta in maniera superficiale. Hulda decide allora di risolvere quel caso in quel breve lasso di tempo che ha a disposizione prima di dover svuotare la scrivania,
Un inizio lento per un romanzo in crescendo che appena inizia a dipanare la trama, ci rivela davvero tutto e conduce il lettore verso il finale più amaro che ci possa essere. Si legge bene, si legge presto, si legge con piacere perché Ragnar Jonasson pur non avendo creato una trama irresistibile ha fatto di Hulda un personaggio che ha del memorabile, è lei il vero punto forte, il motivo per il quale non si staccano gli occhi dalle pagine.