Un’incalzante caccia al serial killer, ricca di dettagli agghiaccianti sapientemente alternati a momenti di umorismo nero: un thriller quindi che non può certo lasciare indifferenti gli appassionati del genere. Queste sono le caratteristiche dei romanzi di Stuart MacBride che anche ne ”La teoria dell’assassino”, thriller edito in Italia dalla Newton Compton Editori, non delude le aspettative.
La trama? La detective Lucy McVeigh sta cercando di catturare il serial killer chiamato il Fabbro Sanguinario che circa un anno e mezzo prima ha ucciso la sua prima vittima. Le indagini però non decollano come si può capire dalla frase: “Diciassette mesi…E non siamo più vicini di quanto lo fossimo il primo giorno”.
I media gridano allo scandalo e i vertici della polizia reclamano risultati e fanno quindi pressioni. In un momento del genere, già difficile e pieno di tensione, Lucy non riesce però ad abbandonare un altro caso: quello di Benedict Strachan.
Il caso di Benedict è alquanto singolare, infatti, all’età di undici anni uccise un senzatetto e non fu mai trovato un movente. Sono trascorsi sedici anni dall’omicidio del senzatetto, quando Benedict, malridotto e angosciato, ricompare chiedendo aiuto alla detective McVeigh; l’uomo è infatti terrorizzato da quelli che lui chiama “loro” e che pensa lo stiano perseguitando.
Qualcuno potrebbe pensare che Benedict sia paranoico ma non Lucy che vuole andare in fondo alla questione e capire se l’uomo sia veramente coinvolto in qualcosa di così grande, difficile anche da immaginare.
C’è un altro mostro oltre al Fabbro Sanguinario? La detective McVeigh riuscirà a gestire contemporaneamente due indagini?
Saranno molti i colpi di scena che porteranno a un finale imprevedibile quanto sconcertante.
Lucy McVeigh, protagonista del libro, è esigente, irritabile e scontrosa invece il suo collega, il detective Duncan Fraser è un tipo sarcastico e ironico; proprio per questi differenti caratteri i loro dialoghi sono spassosi e pieni di sottile umorismo e contribuiscono così ad alleggerire l’atmosfera cupa del romanzo.
Stuart MacBride, infatti, oltre a essere davvero un maestro nel descrivere in modo dettagliato scene del crimine terrificanti, riesce a mantenere viva l’attenzione dei lettori grazie a dialoghi serrati e pungenti.
Una curiosità: i lettori, grazie a un prologo agghiacciante, hanno più informazioni dell’intrepido duo di detective; questo però non serve assolutamente a diminuire la tensione che anzi aumenta pagina dopo pagina insieme alla voglia di scoprire dove porteranno le indagini!