Delitto al quarto piano



giampaolo rossetti
Delitto al quarto piano
libreria del corso
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Il cuore è in corso San Gottardo, 41 a Milano. Zona Porta Ticinese. Fine anni Trenta. Il primo delitto si consuma in quella casa di ringhiera che ospita 120 famiglie. Per gli altri bisogna semplicemente uscire dal doppio cortile. Ma quel tempo e quello spazio rimangono il primo motore.

Sette i racconti che animano Delitto al quarto piano di Giampaolo Rossetti, l’autore forse più attaccato al luogo che ama narrare, da elevare il proprio quartiere ad autentico palcoscenico in cui nascono e si esauriscono intere esistenze (tanto che il libro si può acquistare esclusivamente nella libreria che lo ha editato, le cui vetrine sono a pochi metri dal *locus delicti* narrato). Possibilmente in quel ventennio in cui niente si poteva realmente raccontare. E ancor meno si poteva scrivere se si trattava di cronaca nera. Forse per questo, nelle intenzioni dell’autore, periodo ancora più interessante da portare in superficie.

Questa raccolta è un po’ la longa manus del precedente Il caso Laganà, non fosse altro per la squadra di protagonisti messa in campo. A partire dal commissario De Martino, col suo fido brigadiere Di Donno. E come il romanzo dello scorso anno, Delitto al quarto piano si risolve in una purissima dichiarazione d’amore per Milano, rivolta a quel suo polmone storico che i milanesi ribattezzarono Porta Cicca.

Al di là degli intrecci investigativi che svelano i fatti di cronaca, la narrazione di Rossetti coinvolge in massima parte per tutto quell’attorno che alla fin fine costituisce la vera ricchezza di queste pagine. Che respirano di gesti, parole, comportamenti e abitudini in grado di portarci a essere testimoni di un tempo dove tutto, ci pare, si faceva in maniera diversa. Il gusto del dettaglio alimenta il racconto (e viene governato con sapienza), la cronaca quotidiana si fa canovaccio per illuminare il nero di un delitto e tutti gli altri colori con cui ci si ingegna per dipingere la lotta per sopravvivere a tempi duri.

A cucire il tutto uno stile diretto e senza fronzoli. Che ricorda i vecchi racconti orali perché le nuove generazioni conoscessero le radici della pianta da cui provenivano. Se poi, alle spalle, l’autore avesse goduto di una seria attività di editing e di controllo delle bozze, avremmo avuto per le mani un risotto alla milanese da trattoria a cinque stelle.

corrado ori tanzi

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