Una specie di follia – Louise Penny



Louise Penny
Una specie di follia

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La tragedia del Covid non ha risparmiato nemmeno il villaggio di Three Pines, costringendo l’ispettore capo della Sûreté du Québec Armand Gamache a entrare in contatto con le conseguenze del virus che ha contaminato le esistenze degli uomini in tutti i Paesi della terra. Per fronteggiare  questa nuova peste, che oltre ai terribili costi umani ha comportato catastrofi economiche anche in Canada, un’ambiziosa e brillante professoressa di statistica, Abigail Robinson, ha scoperto, studiando i grafici, che vi è una possibile soluzione perché in futuro tutto vada bene davvero per la popolazione. A tale soluzione erano già arrivati in Germania a partire dal 1933, con il famigerato piano di eugenetica Aktion T4, presentato ai cittadini con la stessa aberrante logica di Abigail Robinson. Se tante vite diventano, a causa della vecchiaia o della disabilità, un costo per lo stato e un fardello per chi se ne deve occupare, perché non accelerare la loro dipartita? La professoressa Robinson, pur osteggiata dalle autorità accademiche, riesce a essere talmente convincente da raccogliere un sempre maggior seguito, facendosi invitare per una conferenza nella piccola università di Estrie. Toccherà a Gamache e alla sua squadra proteggerne l’ incolumità. Pur adoperandosi al meglio delle proprie forze, Gamache non potrà impedire che, proprio dopo lo scoccare della mezzanotte di un anno turbolento, intervenga un inaspettato omicidio.

L’ultima fatica letteraria di Louise Penny è l’ennesima conferma dello straordinario talento di questa scrittrice che, tradotta in Italia quasi alla chetichella, libro dopo libro, grazie al passaparola dei lettori (perché siamo noi il più potente mezzo di promozione pubblicitaria), si è andata affermando come una delle autrici più gradite e amate dal pubblico. La ricetta del suo successo è quella che ogni buon lettore conosce: autenticità, passione, un protagonista che ti entra nel cuore. Una specie di follia evidenzia in modo perfetto questi tre ingredienti: Gamache ha una nipotina down, Idola, e deve difendere e proteggere, insieme a suo genero Jean Guy,  la studiosa che vede la piccina come un costo inutile per la società. Un uomo normale sarebbe tormentato dal dissidio tra il dovere di poliziotto e la propria opinione di libertà ed eticità, oltre all’amore da nonno. Ed è esattamente il tormento che vive Gamache. L’autrice, con coraggio, mostra in questo libro tutti i dilemmi, etici e ideologici, che la tragedia del covid si è trascinata dietro, non nasconde i suoi personaggi dietro al buonismo della finzione, ma li rende ancor più autentici e vicini al lettore, affrontando inoltre attraverso la figura, realmente esistita, di Donald Ewen Cameron una vicenda scabrosa di criminalità dell’azione psichiatrica avvenuta in Canada e avvalorata dalle autorità.  Ma c’è spazio anche per il sorriso e l’ironia, perfino su una candidata al Nobel per la Pace: le figure della Santa Stronza e del Santo Stronzo mischiano in perfetto equilibrio la tragicommedia dell’esistenza.

 Non vogliamo svelare troppo di questo romanzo, alla fine del quale si avvertirà il vuoto lasciato dalla partenza di cari amici, ma una figura risulterà indimenticabile nel suo straziante e grandioso lirismo: Enid, la vecchia signora che ha trascorso la vita a collezionare e disegnare scimmie, esempio della resilienza della natura umana, che anche nel male più oscuro cerca di mantenere acceso quel barlume di speranza che le consentirà di tornare a “riveder le stelle”.

Occorre dunque rivolgere un sentito grazie a Louise Penny, che ha compreso come gli uomini abbiano ancora un gran bisogno di credere, al pari di lei, al bene, all’onestà, all’amicizia, e ci ha regalato il mondo di Three Pines e di Armand Gamache.

Donatella Brusati

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