Dopo tanti anni di servizio il tormentato rapporto fra Harry Bosch e il dipartimento di polizia di Los Angeles si è concluso. L’ex detective non è, però, tipo da starsene con le mani in mano e accetta di lavorare, a titolo gratuito, per il distretto di San Fernando. Contemporaneamente, Bosch si reinventa investigatore privato e, a questo titolo, viene ingaggiato da Whitney Vance, un ricchissimo ottantacinquenne che lo incarica di trovare eventuali eredi cui lasciare il suo ingente patrimonio. Harry comprende subito che, con così tanti soldi in ballo, la ricerca sarà pericolosa per lui e per la persona che deve rintracciare: la fortuna dell’anziano Vance fa gola a molti e la soglia d’attenzione va tenuta alzata al massimo. D’altro canto Bosch, affiancato dalla collega Bella Lourdes, è impegnato anche nel caso del Tagliareti, un criminale che s’introduce nelle case delle donne per violentarle.
13Il lato oscuro dell’addio ci presenta quindi un Harry Bosch in doppia versione: quella d’investigatore privato è una novità assoluta per lui e per i lettori. Alla ricerca degli eredi di Vance, il protagonista entra in contatto con la comunità messicana del luogo. A un certo punto deve ricorrere anche all’aiuto e alle capacità professionali del fratellastro Mickey Haller, l’ormai celebre avvocato che lavora dalla sua Lincoln. In tutto ciò Harry non dimentica di avere una figlia che ora studia all’Università: il tempo trascorso con lei è troppo poco ed è motivo di cruccio per l’ex detective della polizia di Los Angeles. A proposito della città californiana, questa è, come sempre, molto più di un semplice sfondo: ogni volta l’autore trova nuovi luoghi, più o meno suggestivi, in cui far svolgere l’azione. Dopo gli ultimi romanzi che, personalmente, avevo giudicato al di sotto delle aspettative, Connelly sembra ritrovare il suo tocco magico e tutto ne beneficia, a cominciare dal personaggio di Bosch per arrivare alla narrazione, più fluida e coinvolgente, con un ritmo serrato che non lascia spazio alla noia.
Il lato oscuro dell’addio
Massimo Ricciuti