Quasi colpevole



Paolo Pinna Parpaglia
Quasi colpevole
NewtonCompton
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Nuova uscita della Newton che porta in scena Quirico D’Escard, giovane e ancora alle prime armi avvocato civilista cagliaritano, nato dalla fantasia di Paolo Pinna Parpaglia, messo o meglio scaraventato nella sua prima difficile e non ambita prova. Anzi, quasi scaraventato in una situazione da far rizzare i capelli in testa. Se ricordate Parry Mason sul teleschermo, tutti i libri di legal thriller di John Grisham pubblicati negli anni, con come protagonisti esperti avvocati americani dalla invidiabile dialettica, sappiate che Quirico D’Escard è tutt’altra cosa. Impacciato, insicuro, imbranato, con tanti limiti ma che deve, vuole e riuscirà a difendere fino in fondo da un’accusa di omicidio un vecchio amico. Cominciamo con spiegare che Quirico, Gabriele, Christian ed Enrico erano compagni di scuola e grandi amici. Enrico era il più fragile e stravagante tra loro, spesso vittima del bullismo dei compagni. Ma fra loro quattro era vera, sincera amicizia. E arriverà il momento in cui dovrà dimostrare la sua solidità. Dodici anni dopo, infatti, Quirico D’Escard, avvocato civilista, e dunque abituato a occuparsi di risarcimenti danni, eredità e mere questioni burocratiche, riceve un inatteso telegramma dal carcere: Enrico – il ragazzo di allora diventato professore, accusato del barbaro omicidio di una bella e smaliziata alunna diciassettenne durante una gita scolastica a Sassari – lo ha nominato suo difensore. Quirico vorrebbe rifiutare l’incarico, si sente l’acqua alla gola, non ha mai affrontato un giudizio penale, ma il suo legame di affetto con Enrico, che non può cancellare, lo costringe ad accettare la sua difesa. Anche perché nonostante le schiaccianti prove di colpevolezza, che inchiodano il vecchio amico, Quirico è assolutamente convinto della sua innocenza, lui infatti è uno dei pochi a ricordare l’esperienza di strana e pesante verità che conta. Un’inconfessabile verità che lo porterà ad impelagarsi, dando il via a una lunga vicenda giudiziaria dai contorni decisamente inquietanti. Da quel momento in poi per Quirico D’Escard inizia un vero e proprio calvario: tutti gli occhi e il relativo can can mediatico puntano su di lui e sul suo cliente, già giudicato da tutti colpevole e condannato, ma che si ostina ad affidarsi all’amico perché conscio della sua profonda lealtà. E lui dovrà riuscire a dimostrare di non essere l’incompetente avvocaticchio che tutti credono, barcamenandosi tra cavilli legali e procedure penali che non conosceva senza tirarsi mai indietro neppure davanti alle inevitabili figuracce e ai colpi bassi del Piemme. Quirico D’Escard non sarà però del tutto solo. Ad aiutarlo nella difesa di Enrico ci saranno i vecchi amici di un tempo ma anche la correttezza, della parte avversa, della bella e famosa avvocatessa Antonella Demelas. Paolo Pinna Perpaglia regala ai lettori la descrizione non priva di humour della prima causa penale del suo protagonista, con un’interessante carrellata sulla metodologia della giustizia italiana, lontana dai meccanismi anglosassoni (da noi tutti visti e digeriti sia al cinema che alla televisione), adusa al nostrano punto di vista, con annesse tutte le sue imperfezioni e lacune. Tirate le somme il libro di Parpaglia presenta caratteristiche molto interessanti, soprattutto per gli amanti di storie nei tribunale, ma più di tutto annulla tutte le fantasie scaturite da libri e sceneggiati americani, mostrandoci realmente come si svolge un procedimento penale nel nostro Paese; un percorso estenuante, ricco di pregiudizi e di arroganza e in cui, anche chi meno te lo aspetti, può decidere di giocare sporco, senza alcuna esitazione. E dove qualche volta però la fortuna può giocare il suo ruolo. Un legal thriller dunque in salsa cagliaritana che racconta una situazione ai limiti del credibile, ma con un avvocato a cui, a conti fatti, dare tutta la tua fiducia, con storie, comparse e personaggi a latere che movimentano argutamente la scena e un inatteso ma brillante epilogo. Assoluzione o condanna? Quale sarà la verità? L’epilogo dovrà spiegare.

Patrizia Debicke

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