Le surreali inchieste del commissario Magritte

Magritte Cappi

Anche se scrivere giallo (nel senso più ampio del termine), horror e fantascienza – e occasionalmente una commistione tra uno o più di questi generi – è ciò che desideravo fare dall’età di sei anni e in cui mi sono esercitato da quando ne avevo quattordici, c’è stato un periodo negli anni ’80 in cui mi dedicavo a pastiche di matrice woodyalleniana (alla “Citarsi addosso”, per intenderci) che circolavano quasi esclusivamente tra compagni di liceo e di università. In parallelo mi dedicavo a disegnare vignette, spesso su cartoline destinate agli amici. In quella stagione mi venne l’idea del commissario Magritte, forse per il fatto che il più famoso poliziotto di Parigi, Maigret, era la creatura letteraria di un autore belga, Simenon, come belga era Magritte. E così cominciai a spedire agli amici vignette del personaggio, raffigurato in bombetta e di spalle secondo la tradizione della pittura magrittiana, con il segreto desiderio di scrivere una serie di racconti brevi del personaggio. Non ne ebbi il tempo e alla fine il vero René Magritte, insieme a Salvador Dalì e a Karel Thole, ottenne invece un cameo nel mio racconto “Cacciatore dell’ignoto” pubblicato sul Giallo Mondadori nel 1994. Ma quel personaggio che avevo (ri)disegnato mi era rimasto in testa: prima o poi dovevo scriverne qualcosa. Poco tempo fa, visto che dal novembre 2009 ho l’appuntamento settimanale del mio “racconto del venerdì” con gli amici della mia pagina Facebook, ho dissepolto anche i miei pastiche degli anni ’80, che mi hanno fatto tornare la voglia di scrivere le storie in lista d’attesa da quei tempi. Cioè quelle con il commissario Magritte. “Questo non è un giallo”, come direbbe lui, ma una commistione tra il poliziesco e il surrealismo. Ho scritto i sei racconti – strettamente collegati tra loro – in tre sessioni, a due per volta: tre vacanze mentali in un mondo surreale in cui le leggi della fisica e della logica sono completamente stravolte e da cui è difficile uscire ogni volta che si è entrati. Una dimostrazione che non occorrono droghe per fare trip allucinogeni, anche se in tutta sincerità non vi posso garantire che non ci siano effetti collaterali.

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