È la notte di Capodanno a Malmö. A casa di Nina e Fredrik la figlia maggiore Smilla ha ottenuto con fatica la possibilità di dare una festa con i suoi amici, prima tra tutti Jennifer: i genitori si recano a casa di Lollo e Max, padre e madre dell’amica del cuore e ben presto la baldoria alcolica si fa caldissima. Solo Jennifer non è tornata a casa la mattina dopo, ha lasciato la festa prima della mezzanotte dopo aver litigato con Smilla e poi è scomparsa. Parte l’indagine, ma si rivela difficile: tutti hanno qualcosa da nascondere, tutti mentono, tutti sono sopraffatti dal senso di colpa, perché nessuno può sentirsi incolpevole. Quando si trova il cadavere di Jennifer, è ormai chiaro che la ragazza aveva una doppia vita: chi l’ha uccisa?
La scrittrice dà voce ai genitori, ognuno col suo flusso di coscienza, fantasie macabre, pensieri angoscianti che si rincorrono, per scavare alla ricerca della verità , anche quella nascosta a se stessi. Solo nelle ultime pagine si svelerà il colpevole dell’assassinio, ma niente sarà più come prima in quelle famiglie della buona borghesia dove l’apparenza conta più della sostanza, dove tutti sono presi da se stessi, impegnati nelle attività quotidiane al punto di dimenticarsi di conoscere davvero chi sono i loro figli, cosa pensano e desiderano, come agiscono, chi frequentano. Capiranno che è necessario parlare con loro, dimostrare amore, prima che sia troppo tardi, per non rimpiangere tutte le cose che non si sono dette e tutto quello che non si è fatto.
Malin Stehn, svedese, autrice di più di quaranta libri per ragazzi, si cimenta col primo libro per adulti. La struttura del libro, con i capitoli dove si alternano i protagonisti, richiede una scrittura calma e ponderata, dove l’introspezione è al centro del racconto: fuori dagli schemi abituali del giallo, il ritmo è lento, la suspense scarsa. Ma il valore del romanzo psicologico sta proprio nello scavo dell’anima dei protagonisti, nella loro riflessione sul baratro in cui sono caduti.
