L’enigma del gesuita – Andrea Frediani



Andrea Frediani
L’enigma del gesuita
NewtonCompton
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Stavolta Andrea Frediani dopo il suo bel romanzo sui Borgia (XV secolo) e il nostalgico ritorno ai romani con Il cospiratore e La guerra infinita, muove verso il futuro la sua macchina del tempo spingendosi fino al XVII secolo, il grande secolo che ha visto il genio artistico del Bernini e del Borromini e in particolare al 1634 con il papa Barberini Urbano VIII comodamente seduto sul trono pontificale dal 1623 e lo dedica a un protagonista di gran livello: Athanasius Kircher, il geniale e poliedrico insegnante gesuita chiamato a Roma proprio dal pontefice che gli affidò l’ambita cattedra presso il Collegio Romano intorno al 1633. Dicevamo Roma 1634. Siamo in una momento decisamente delicato per la chiesa cattolica. Con tutta una serie di conflitti in atto ormai da oltre quindici anni in Europa (quello che i posteri chiameranno la Guerra dei Trent’anni) la Francia, su impulso del cardinale Richelieu, ha scelto di schierare le sue truppe a fianco delle luterana Germania per contrastare le mire della cattolica Austria sull’impero. Motivi squisitamente politici. Forse, ma che inquietano profondamente la religiosità del pontefice, fervente e convinto cattolico che vorrebbe ricreare a ogni costo la concordia perduta tra gli stati. E qui sta il motivo per cui Sua Santità, Urbano VII, quando riceve una lettera dall’Egitto in cui l’autore, Milad Sumir dotto cristiano copto, sostiene di volergli consegnare la chiave per accedere alla vera fede (il segreto sarebbe custodito in un’antica stele o Albero della vita incisa dalla stirpe di Adamo) e gli chiede di inviare un suo fidato emissario a cui darà indicazioni su come rintracciarla, convoca il dotto gesuita Athanasius Kircher inventore, illusionista e studioso. A lui il papa affiderà il difficile compito di recarsi a Rashid, sul delta del Nilo, e farsi consegnare le istruzioni per raggiungere il sapere primigenio. Ma anche il cardinale Richelieu, tramite il principe francese Nicolas Claude Fabri de Peiresc, pare sia già sulle tracce dell’antica conoscenza perduta, mentre la setta che durante tutti i secoli ha coperto il segreto, per impedire che venga rivelato è pronta a colpire chiunque a morte e senza pietà.Da Roma all’Egitto, da Parigi a Vienna, da Costantinopoli e poi di nuovo a Roma, Padre Kirchner a cui la penna di Frediani si diverte ad attribuire un piglio investigativo alla Sherlock Holmes. e il suo assistente Antonio, in corsa contro il tempo, verranno coinvolti in una competizione senza esclusione di colpi con i francesi. Una sfida all’ultimo sangue con per premio la conoscenza divina? O soltanto una nuova vana illusione? Un romanzo divertente, dove la capacità di Frediani di ricreare perfette ambientazioni storiche pone al fianco dei suoi personaggi tanti grandi del tempo, quali erano papi, principi e primi ministri, regalando un ideale palcoscenico a due avventurose storie che si intrecciano, anche se per una di esse, la prima, la ricerca della stele con la chiave per decifrare i geroglifici (insomma quella di Rosetta trovata ben 150 anni dopo) sappiamo in partenza che non potrà andare a buon fine, mentre la seconda, è un giallo vero e proprio. Infatti qualcuno a Roma continua a uccidere giovani donne. Perché? Athanasius Kircher, padre gesuita e personaggio realmente esistito, era un famoso scienziato, che si potrebbe definire senza tema di smentita una specie di Leonardo da Vinci vissuto nel XVII Secolo. Un so tutto e provo tutto, insomma uno straordinario tuttologo che oltre a dilettarsi di fisica, anatomia e meccanica, vantava una cultura sconfinata e un’ eccellente padronanza di innumerevoli lingue. Il papa gli dette l’incarico di decifrare il significato degli obelischi arrivati a Roma nel corso dei secoli e che giganteggiavano nell’Urbe ma la sua interpretazione, basata sul valore simbolico e non fonetico (come invece venne poi dimostrato) dei gifli era errata. Altrettanto la sua fama, legata alla sua indubbia conoscenza e ai suoi approfonditi studi sulla civiltà egiziana, venne solo oscurata e poi dimenticata quando, in seguito al ritrovamento nel 1799 della stele di Rosetta, nel 1822 Jean François Champollion intraprendendo un minuzioso lavoro di comparazione riuscì finalmente a decifrare i geroglifici.

Patrizia Debicke

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