Guido Sgardoli
Scomparso
Einaudi Ragazzi
Diciamolo subito forte. Guido Sgardoli, veterinario, autore di un oltre cento libri, vincitore di vari premi tra cui il Bancarellino, l’Andersen e lo Strega ragazze e ragazzi, stavolta ha scritto un bel giallo per ragazzi (e non solo), davvero molto bello, forse il più bello degli ultimi anni, che sicuramente entrerà nella (piccola) storia del giallo junior. Il libro, costruito con un accumulo di tensione costante e un procedimento a zig-zag di svolte e colpi di scena, possiede i topoi del genere (o sottogenere giovanile). Il protagonista Jupiter ha undici anni, genitori poco funzionali anche se normali, problemi di socialità e qualche fissazione, come i giochi di ruolo che inventa per costruirsi una realtà tutta sua, e non ama essere toccato. I suoi numi letterari sono nientemeno che l’abominevole mito di Chtulu di Lovecraft e l’arte della congettura del Dupin di Poe, ai quali si ispira quando improvvisamente si trova davanti all’ omicidio eccellente dell’ex capo della polizia. Dalla quale non viene preso sul serio anche se possiede spirito di iniziativa, acume, intuito, capacità di osservazione e attenzione ai dettagli. Oltre che empatia per i marginali come lui e per gli emarginati come un senzatetto ex violista che sa qualcosa, anzi molto.
Il mistero è quello che ha affascinato molti grandi noiristi (a cui in questo caso si può accostare pure Sgardoli): un ragazzo scomparso da una decina d’anni e ricomparso accanto a un cadavere senza altro ricordo che il proprio nome, Adam, subito accusato di essere l’assassino da un ispettore incarognito per una vita sballata e insoddisfacente e per il troppo alcol. Ma una psicologa di grande professionalità e umanità sottopone Adam a sedute di ipnosi regressiva da cui a poco a poco emergono brandelli di passato. Tra l’altro, poco prima quel giovane era intervenuto nel parco a difendere Jup dai bulli e gli aveva dato senza spiegazioni una vecchia fotografia che poi si rivelerà molto importante. Più tardi spunteranno una seconda foto e anche le tracce di un altro ragazzo sparito, Leo, 141 cm.
Jup, con l’aiuto di una Moleskine su cui appunta domande e possibili risposte, dei ricordi e suggerimenti del senzatetto, dell’abilità deduttiva alla Dupin e della sua mania dei giochi di ruolo, si aggira a tentoni nella selva di segreti e scoperte, indizi e depistaggi, ipotesi e verifiche che mettono alla prova anche le capacità intellettive e intuitive del giovane lettore. Chiamato a sua volta a misurarsi con un oscuro mistero sfociato in un orribile delitto che ha motivazioni tutte terrene, slegate dal mero piacere dell’esibizione investigativa. Un vero noir che mostra agli adolescenti di che lacrime e sangue grondi la realtà : ovvero il lato oscuro della vita.
Alla fine si torna sempre sul luogo del delitto, nella casa degli orrori, dove tutto è iniziato con la sparizione di Adam (e di Leo?) e si è concluso con la morte dell’insospettabile (presunto) rapitore. Il nostro, con l’aiuto dell’ex violista, della brava psicologa, di veri poliziotti mastini, riesce a diradare nebbie e ombre. Non senza un ulteriore ribaltamento: è tutta una storia di doppi. Convince poco il gioco di ruolo ispirato a Lovecraft e inventato per trovare l’identità perduta, molto di più l’arte della congettura che Jup tira fuori dal sacco di Dupin, oltre che le moderne tecniche di indagine, per come può usarle un undicenne ovviamente. Ma per questo servono professionisti bravi e motivati. Provaci ancora Jup.
Da 12 anni