L’istinto di Stefano Quaglia

Location, alibi, movente, detective, vittima e colpevole in un romanzo giallo o thriller sono i più disparati, così come le armi più o meno convenzionali usate per colpire a morte la vittima designata, ma finora un tartufo bianco non era mai stato usato come arma per un crimine.

E´ quanto avviene in Il tartufo e la polvere di Stefano Quaglia (Marcos y Marcos) in cui il pregiato tubero è arma del delitto e merce per affari illeciti.

Com’è nata questa scelta?
Tutto nasce da quella che ritengo una divertente caratteristica del tartufo bianco, quello di essere in fondo un tubero, seppur pregiato, che è stato eletto a sommo e costoso protagonista della gastronomia, un percorso che nel passato apparteneva per esempio ad un altro alimento simbolo come il caviale. Pensando che una grattata oggi costa più di un colpo di cocaina, ho cominciato a immaginare come questa caratteristica potesse scatenare non solo sani appetiti, ma violente passioni.

Il romanzo si apre in una Milano by night dove l’ispettore della polizia criminale Gianni Arnaboldi, quarantenne, lunghi baffi neri, carattere deciso, sta tentando di mangiare un panino del “King of porchetta” mentre in pieno centro, sul sagrato del Duomo, il macedone Bosko Sadik è rinvenuto cadavere con un tartufo in gola. Le indagini vengono affidate proprio ad Arnaboldi che si reca sul luogo del presunto omicidio.
L’ispettore ha origini meridionali ma abitudini del nord, conduce una vita disordinata ma è un attento osservatore e un abile investigatore, è un personaggio con molte contraddizioni ed esperienze?
Uno dei più interessanti aspetti di Milano è quella di essere da sempre un contenitore di esperienze differenti, avendo accolto persone provenienti da tutta Italia e non solo. La cosa che sempre mi affascina, in una comunità formata in gran parte da non-milanesi, è come queste persone abbiano fortunatamente mantenuto delle caratteristiche della loro terra d’origine anche se mischiate a quelle di questa città. Arnaboldi si muove tra queste contraddizioni, una certa apatia e improvvise folate di efficientismo, guidato in maniera alternata dalla testa e dalla pancia.

Diventerà protagonista di una serie?
Non l’avevo mai pensato quando ho cominciato a scrivere, ma come credo sempre succeda i personaggi prendono una vita differente da quello che si era pensato di poter tracciare per loro, tipo quello che succede con i figli. Certo che adesso Arnaboldi mi fa molta più compagnia di quando l’avevo pensato, ora lo conosco molto meglio”.

L’indagine conduce l’ispettore in trasferta a Cassinasco, sulle Langhe, dove la vittima viveva e lavorava per una ditta di confezioni e vendita di tartufi. “A capofitto e a stomaco appesantito”, Arnaboldi collabora con i colleghi della “benemerita” anche alle indagini per la sparizione di una cagnetta da tartufo e subisce il fascino della bella e provocante Maria che ricorda una bella attrice italiana. Sono molte le citazioni, riferimenti letterari, cinematografici, calcistici, televisivi, che l’autore inserisce nella narrazione e che rappresentano lo specchio di una generazione, è così?
Non so se sia veramente specchio di una generazione quanto di un modo di pensare, o meglio di come mi piaccia vedere e pensare le cose più disparate in qualche modo tutte connesse tra loro.

Intorno al commercio dei tartufi, Quaglia crea un plot che coinvolge molti personaggi colpevoli di reati di vario genere dalla truffa all’evasione fiscale, dalla prostituzione al furto. Quaglia con uno stile ironico e velato di malinconia svela le caratteristiche del suo investigatore il cui intuito e la cui professionalità sono la carta vincente per scoprire la verità. Sicuramente le diverse professioni dello scrittore hanno influito sia nella trama del romanzo che nelle peculiarità del protagonista. Pubblicitario, produttore e scrittore, come concili queste attività e quale preferisci?
Questo fa un poco il paio con quanto detto prima: in generale mi sono sempre occupato di comunicazione, una disciplina mutevole che costringe, in senso buono, a tenere sempre gli occhi molto aperti per evitare il rischio rottamazione come l’euro zero. E avere la possibilità di fare cose connesse ma diverse tra loro è una grande opportunità che bisogna tenere ben stretta.

cristina marra

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