Annunciato come il thriller dell’anno, “L’uomo delle castagne” (Rizzoli) si rivela essere “soltanto” un buon thriller danese. Soren Sveistrup, già conosciuto perché autore della serie cult “The Killing” e sceneggiatore del film tratto dall'”Uomo della neve” di Jo Nesbo, sforna il suo primo romanzo probabilmente sulla scia dei successi ottenuti grazie al piccolo e al grande schermo. Il tentativo è più che lecito, il risultato è forse al di sotto delle aspettative. “L’uomo delle castagne” non è brutto, anzi. Però è troppo patinato. Risente di una certa propensione alla pulizia. E’ come se Sveistrup avesse deciso a tavolino di non sporcare troppo ambientazione (Copenaghen), trama e personaggi. Un meccanismo televisivo che di solito ha lo scopo di non turbare troppo gli animi del pubblico e di coinvolgere più fasce d’età . Un meccanismo forse poco adatto alla narrativa di genere. I capitoli brevissimi, a volte anche di una sola pagina, impediscono al libro di prendere ritmo. Insomma: più una bella invenzione narrativa (ci sono figure fatte di castagne: uomini, donne, animali), che non un thriller capolavoro. “L’uomo delle castagne” si lascia comunque leggere e alla fine delle 560 pagine ci si arriva senza fatica. Ci sono alcune similitudini con la serie tv canadese “Cardinal” (ve la consiglio). In entrambi i casi ad agire è una coppia di poliziotti -uomo-donna-, ci sono corpi mutilati su cui indagare e una città fredda sullo sfondo. Il resto, scopritelo voi stessi. Se amate il thriller nordico acquistatelo. Ma Nesbo, tanto per capirci, è un’altra cosa. Se fosse una canzone “L’uomo delle castagne” suonerebbe come “Candlelight” di Jack Savoretti. Voto: 7.
L’uomo delle castagne
Alessandro Garavaldi