Marina



carlos ruiz zafòn
Marina
mondadori
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E’ impossibile inserire i romanzi di Zafòn in un genere letterario ben definito e come scrive lo stesso autore rivolgendosi ai lettori, “Marina è probabilmente il più indefinibile e il più difficile da classificare dei tanti romanzi che ho scritto, e forse il più personale di tutti”. Nei libri di Zafòn c’è tutto: il noir, il gotico, il macabro, l’amore, il mistero, l’horror e il fantasy e c’è soprattutto Barcellona. La città catalana, che ha fatto da sfondo e da protagonista nei precedenti L’ombra del vento (2004) e  Il gioco dell’angelo (2008), ritorna in Marina, appena pubblicato in Italia con la bella traduzione di Bruno Arpaia. E’ la fine degli anni Settanta e “il tempo e la memoria, la storia e la finzione, si fondevano in quella città stregata come acquerelli sotto la pioggia”e, vicino al quartiere di Sarrìa sorge il monumentale collegio di Oscar Drai, l’io narrante. Oscar, dopo quindici anni ricorda“ciò che non è mai accaduto” e racconta il suo incontro, la sua storia e il suo segreto con la giovane e bella Marina. Durante una delle passeggiate che è solito fare allontanandosi dal collegio ed eludendo la sorveglianza, Oscar vaga per i viali e le strade che tracciano “i contorni di una città fantasma”. Osserva le varie ville abbandonate ed i palazzi diroccati alcuni abitati ancora da “ostaggi del loro passato moribondo che si rifiutavano di abbandonare le navi alla deriva” e “la traccia ipnotica” di una musica celestiale, e “due brillanti occhi gialli che luccicavano nella penombra”conducono Oscàr fin dentro una delle ville moderniste in rovina. L’incontro con un uomo anziano dai “lunghi capelli bianchi e due occhi ardenti come braci”, la paura, il furto inavvertito di un orologio d’oro e la conseguente restituzione dell’oggetto, legano Oscar a quella casa ed ai suoi proprietari: la giovane e bella Marina ed il padre, il famoso pittore Germàn Blau.“La loro casa, i ricordi che sembravano fluttuare nell’aria” finiscono per diventare anche suoi. In compagnia di Marina, girovagando per il misterioso cimitero di Sarrìa, il giovane studente scopre segreti legati ad una vecchia fabbrica di articoli ortopedici, al Gran Teatro Real e ad una serie di macabri esperimenti su corpi deformi . Zafòn con una narrazione dal ritmo serrato e incalzante, ricostruisce tali eventi tragici e macabri avvenuti a Barcellona trent’anni prima, attraverso le indagini dei due giovani che si improvvisano intrepidi investigatori. Marina e Oscar si addentrano tra le spaventose rovine della Velo-Granell che, prima di fallire, era stata brillantemente diretta da Michail Kolvenik. Kolvenik aveva ampliato il mercato e diversificato le linee di prodotti diventando in breve tempo “uno degli uomini più ricchi e potenti di Barcellona” per poi subìre un grande dolore che lo aveva portato ad una tragica e misteriosa fine. I due giovani rintracciano l’ispettore, ormai in pensione, Vìctor Floriàn che si era occupato del caso della Velo-Granell e risalgono al passato, alla storia d’amore di Kolvenik e alla sua tragedia.

In un susseguirsi di inseguimenti, suspense, orrori e morti violente, la vicenda si fa piano piano più chiara ed i due giovani, legati da un fresco e ingenuo sentimento, si ritrovano a fronteggiare un altro segreto,il segreto più grande e più doloroso, che riguarda Marina.

cristina marra

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