Nero riflesso



Elias Mandreu
Nero riflesso
Il Maestrale
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Benvenuto o bentornato gli aveva detto qualche ora prima il cartellone a lato della rampa di uscita del porto. Aveva afferrato quell’augurio ruffiano, lo aveva impugnato come una pistola, lo aveva caricato con un punto interrogativo, se l’era puntato alla tempia, e, premuto il grilletto, la domanda gli era esplosa contro: benvenuto o bentornato?”
Dopo nove anni di lontananza, in una notte di dicembre Nero Di Giovanni torna, per ordini superiori, nella sua cittŕ – una Nuoro mai nominata- ultimo posto della terra dove sarebbe voluto finire, se avesse potuto scegliere. Il Commissario Nero, trentatre anni (“l’etŕ giusta per farsi mettere in croce”), una brillante carriera alle spalle nella Capitale, un passato nei Servizi Segreti, al suo ritorno ha a che fare con una serie di delitti cui pare difficile dare un senso. Immigrazione clandestina, appalti truccati, politici corrotti e veline, burocrati sadomaso, multinazionali senza scrupoli e spazi telematici (Wonderland) abitati da personaggi che tramano sotto nomi falsi ispirati al mondo delle fiabe.

Nero riflesso č un ottimo noir, “urbano, cinico”- come lo ha definito Fois- la cui storia, decisa nel 2003, č ambientata in una Nuoro contemporanea, una cittŕ di periferia ma emblematica della ben triste situazione italiana, dove politica, malaffare e perversioni varie sono spesso una sola cosa.
Cosě come sono una cosa sola i tre autori. Perché Elias Mandreu, come recita la bandella , “č nato nel 1968, nel 1969 e nel 1973 e ha tre vite”. E’ un avvocato, Eugenio Annicchiarico, un ingegnere e un magistrato, i fratelli Andrea e Mauro Pusceddu.

Un’opera corale scritta dividendosi i pezzi, la cui trama a sei mani č intricata ma avvincente, incalzante, incisiva e nonostante le oltre 560 pagine, la lettura scorre veloce. Merito anche dei diversi linguaggi che vanno dal giudiziario (presentato in tutta plausibilitŕ documentale: verbali di ordinanze, intercettazioni) al thriller, dal giornalistico al drammaturgico, passando per il resoconto personale affidato alle pagine di un diario fino al uso del passato nella lingua parlata, tipico dei dialetti meridionali.

Tutte voci una provincia estesa quanto l’Italia, rappresentata da una Sardegna lontana dai luoghi comuni e affollati delle coste e del folclore. Una regione, ex zona a Obiettivo Uno, che per anni ha preso capitali a fondo perduto per agricoltura, pastorizia allevamento e opere pubbliche, che ha bisogno di “qualche nocciolina” (perchč “da queste parti non si č capaci di organizzare niente da soli, neppure il crimine”)  per tenere buone le scimmiette e farle ballare “tutte in tondo, mano nella mano, con i bei costumi secolari ricamati”.

Francesca Colletti

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