Nel buio – Lo spazio nero 4

“Il sonno della ragione genera mostri” non è come, come a volte sento, dire “un aforisma” bensì, come penso ben si sappia, il titolo di un’incisione di Francisco Goya appartenente alla serie dei “Capricci”.
Riprendo direttamente da Encarta, che ne mostra anche una raffigurazione: “L’incisione di Francisco Goya Il sonno della ragione genera mostri (1797-1799), realizzata con le tecniche dell’acquaforte e dell’acquatinta, fa parte della serie intitolata Capricci, nella quale il grande pittore spagnolo espresse una ferma condanna all’oppressione del potere, all’ottusità della superstizione e a ogni forma di sopraffazione, dando vita a immagini di potente suggestione.”
A oggi, dalla realizzazione di quell’opera sono passati ben 208 anni. Anni caratterizzati da un lento ma costante – almeno in alcune parti del mondo – tentativo di uscire dalle tenebre dell’oscurantismo e del Medioevo per illuminare il mondo con gli ideali della democrazia e della libertà.
Ma siamo sicuri che quelle tenebre siano poi così lontane da noi? Così inequivocabilmente distanti?

A leggere la cronaca recente, purtroppo, parrebbe proprio di no.
C’è una legge, la Levi-Prodi, il cui testo è stato approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 12 ottobre, che prevede che chiunque abbia un blog oppure un sito debba registrarlo al ROC, il Registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati e pagare un bollo.Non solo. Ogni sito o blog, per poter esistere dovrebbe essere gestito da una società editrice e avere un direttore responsabile iscritto all’albo dei giornalisti. E questo anche se sul sito o sul blog, come nella maggior parte dei casi, viene fatta informazione “senza fini di lucro”.

Beppe Grillo, nel suo spazio personale, afferma che il 99 per cento dei siti e dei blog attualmente esistenti sarebbe costretto a chiudere e che l’1 per cento rimasto sarebbe sottoposto agli effetti degli articoli 57 e 57 bis del codice penale, che disciplinano il reato di omesso controllo sui contenuti diffamatori.

Molti parlano di “bavaglio alla rete”. Io considero l’eventuale, futura, applicazione della Levi-Prodi qualcosa di molto diverso.

La perdita di una libertà fondamentale: quella di espressione.

Un maldestro tentativo di evitare un confronto diretto con quella parte del popolo italiano che usa Internet per raccontare se stessa e i propri bisogni.

Una sconfitta della ragionevolezza e della capacità di dialogo.

Un salto indietro nel tempo e nel buio che sempre più spesso – e in vari modi – cerca di spegnere l’esile fiammella della ragione che ancora si ostina a bruciare in alcuni di noi.

Se volete dire la vostra – così come ho fatto io – oltre a lasciare un commento a questo post, mandate una mail a Riccardo Franco Levi e fatevi sentire. Altrimenti de “Lo spazio nero” rimarrà – come di molto altro – solo un vuoto nello schermo del computer.

Fabio Fracas

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