Nel nome della donna



Fulvio Capezzuoli
Nel nome della donna
PaginaUno
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La nascita dei primi e più gravi contrasti tra Islam e Cristianesimo nella penisola italiana.
Il romanzo che racconta la vita di due donne medico.
Un romanzo sul Medioevo che in certo senso può servire a comprendere anche certe difficoltà della storia di oggi.

Ambientato nell’anno 1090 dell’era moderna, con per protagonista Caterina Fugardi, un bel personaggio nato dalla penna dell’autore che ricostruisce una difficile epoca storica e intellettuale e mischiando abilmente persone vissute davvero ad altre di pura fiction, affronta tematiche di straordinaria attualità anche ai nostri giorni.
Caterina Fugardi entra in scena e ci viene presentata come la combattiva e determinata seguace di Trotula de Ruggiero, la più famosa donna medico della Scuola Salernitana che cinquant’anni prima (nel 1030 circa dunque) aveva scritto un eccellente trattato sul parto entrato nella dottrina ad uso degli studenti della prima e forse più importante istituzione di medicina d’Europa nel Medioevo e, come tale, considerata da molti come l’antesignana delle moderne università della scienza medica.
Completato un difficile ma formativo periodo di praticantato ad Amalfi, in cui alla fine si scontrerà con la dura realtà della schiavitù dei più poveri, con i bambini resi eunuchi per essere venduti a miglior prezzo sul mercato di Costantinopoli, Caterina torna a Salerno dove, come dicevamo esiste e prospera la migliore Scuola di medicina dell’epoca.
Arrivata là, viene convocata dal priore, a capo dell’istituzione. Questi, un viscido religioso, le comunica che da quel momento i testi di studio in arabo non saranno più consentiti nella Scuola di Salerno e le propone di prendere il posto, come insegnante in carica, del suo celebre maestro Johannes Afflacius che, visto il brutto clima religioso politico dietro l’angolo, ha addotto problemi di salute e ha scelto di allontanarsi e di rifugiarsi come monaco a Montecassino, perché prima di convertirsi era un “saracinu” musulmano insomma.
Sono gli anni in cui le prime folli guerre – in nome di un crudele Dio per la liberazione e la conquista del Santo Sepolcro – rompono i rapporti e la pacifica convivenza tra diverse culture. Ben presto i musulmani saranno solo i nemici, “gli infedeli” e tanta proficua collaborazione di secoli tra cristiani, musulmani, ebrei e laici per favorire la crescita e la diffusione della scienza medica, verrà meno.
Anna, unica figlia di Caterina (morta di parto) e di Robert Drengot, un giovane e intelligente studente normanno di medicina, seguirà coraggiosamente anni dopo le orme della madre, quando ormai lo scontro in atto tra Islam e Cristianesimo è praticamente incontrollabile. Ciò nonostante, non di darà per vinta e il costante tentativo di far proseguire il dialogo tra culture diverrà la lotta e l’emblema di tutta la sua vita.

 

 

Patrizia Debicke

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