Nature morte a Firenze



Simone Togneri
Nature morte a Firenze
Frilli
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ma io che farò, in questa città…
Davvero, scegliere una strofa di Canzone Triste di Ivan Graziani e usarla come titolo per una recensione non è una grande idea. Potrebbe suggerire che il romanzo sia un concentrato di malinconia e rabbia soffocata e, se anche vi fosse sfuggita la citazione, tranquilli, ho fatto il possibile per tirarmi la zappa sui piedi ed esibire ciò che avrei dovuto nascondere.
Quindi, tanto per non parlarsi addosso, Nature morte a Firenze di Simone Togneri è un libro triste?
Si tratta di un noir, quindi non è la festa del buonumore, ma l’autore non parcheggia la trama in mezzo a qualche atmosfera deprimente ma vitalizza il tutto con meccanismi più o meno collaudati.
Simòn Renoir, assieme al commissario Franco Mezzanotte, si ritrova coinvolto nella caccia di un serial killer che uccide le vittime e ne immortala i cadaveri in dipinti particolari. L’oscuro spirito di vendetta che spinge l’assassino manifesta le proprie motivazioni nella simbologia che avvolge sulla tela il soggetto ritratto.
Simòn si è svegliato uomo dalla gioventù e si ritrova nei meandri di una Firenze distante dall’immagine cartolina che la nasconde agli occhi di tutti. Era uno studente dell’accademia delle belle arti, amava una compagna eccentrica e affascinate, era un bravo poliziotto ma poi qualcosa è andato storto. Il suo presente ha i contorni sfuocati di un futuro senza prospettiva, un lavoro in nero da imbianchino e una apatia in cui tutto galleggia e deve chiedersi cosa fare della sua vita in “questa città”. Con il coinvolgimento nelle indagini, sia per la sua competenza artistica che per l’amicizia con Mezzanotte, inizia il riscatto del protagonista; dal ruolo di cacciatore passa alla poco invidiabile condizione di preda, si ritrova a fare i conti con un passato diverso da quello conservato nella memoria ed è braccato da vendette incrociate in cui nessuno è veramente innocente.
Non si tratta di un noir americano sciacquato in Arno, l’autore non è una lavandaia ma uno scrittore capace di ritrarre con intensità e profondità la “situazione Italia” e le malattie che ne affliggono lo spirito. Ultima nota positiva, per chi presta l’occhio alla finezza, lo stile dell’autore che riesce attraverso parole scelte con molta cura a dipingere l’immaginazione del lettore.
Detto questo, non rimane altro che procurarsi Nature morte a Firenze e iniziare la lettura.

Mirko Giacchetti

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