Lo scambio – John Grisham



John Grisham
Lo scambio
Mondadori
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Quanto vale la vita umana?
La risposta arriverà alla fine di questo avvincente thriller firmato da John Grisham. 
Una firma, una garanzia.
Il maestro del legal thriller fa tornare in scena Mitch e Abby a distanza di trent’anni da loro esordio col romanzo Il socio, tra i libri più venduti nel 1991, che lo lanciò nel firmamento internazionale e da cui venne tratto l’altrettanto famoso film con Tom Cruise, nella parte del giovanissimo avvocato laureato ad Harvad, Mitchell McDeere, e altre star hollywoodiane.
In questo nuovo romanzo, Lo scambio, dove c’è anche tanta Italia, come vedremo, ritroviamo la coppia ancora felicemente sposata che oggi vive a Manhattan coi figli, Carter e Clark, gemelli di otto anni.
Mitch è socio rispettato del più grande studio del mondo, Scully & Pershing, con filiali in diverse nazioni e un esercito di ventimila avvocati che difendono gli interessi di mega società in ogni angolo del pianeta.
Abby, invece, scrive e pubblica libri di cucina.
Per meglio capire l’evolvere della trama bisogna tratteggiare l’antefatto, ovvero quando agli inizi degli anni ‘90 Mitch ed Abby dovettero fuggire e nascondersi lontano dagli Stati Uniti dopo che Mitch aveva collaborato con l’FBI per smascherare i crimini dello studio legale Bendini di Memphis, imparentato con la famiglia mafiosa dei Morolto. 
Mitch ed Abby dapprima si erano rifugiati nelle isole caraibiche, quindi in Europa. Arrivati in Italia si erano innamorati della deliziosa Cortona, nella campagna Toscana.

«Una bellissima cittadina. Passando davanti a una casetta poco lontano dalla piazza principale abbiamo visto un cartello alla finestra. Era in affitto a una cifra modesta. Abbiamo pensato: caspita! Il primo mese ci siamo divertiti così tanto che abbiamo deciso di fermarci ancora. La proprietaria gestiva anche un bed and breakfast lì vicino, sempre zeppo di turisti americani e inglesi che volevano lezioni di cucina. Anche Abby le seguiva, e si è subito appassionata alla gastronomia italiana. Io mi sono concentrato sui vini. Tre mesi sono diventati quattro, poi cinque; alla fine ci siamo fermati un anno. Abby lavorava come aiuto cuoca mentre io facevo lavoretti in campagna, cercando di imitare la gente del posto. Abbiamo preso lezioni di lingua da un insegnante privato. Dopo un anno parlavamo italiano anche tra di noi.»

Dopo tre anni in Italia avevano sentito il desiderio di tornare al lavoro e quindi si erano traferiti a Londra. Mitch si era proposto allo studio Scully e Pershing e grazie alla sua laurea ad Harvad non aveva avuto difficoltà. Da Londra, dopo un paio d’anni la decisione di rientrare negli Stati Uniti. Abby era incinta di Carter e Clark e avevano entrambi voglia di tornare a casa.
Adesso siamo nel 2005, sono passati quindici anni e dal suo magnifico ufficio al quarantottesimo piano di uno scintillante grattacielo all’estremità di Manhattan, Mitch si gode il panorama che si estende davanti a lui.
Il perno della trama che dà il titolo a questo nuovo romanzo, Lo scambio, prende abbrivio dalla Libia, dove il colonnello Gheddafi, al culmine della sua megalomania, ha fatto costruire un immenso ponte nel deserto sotto cui dovevano passare dei corsi d’acqua convogliati dai suoi ingegneri per realizzare una nuova urbanizzazione.  

Costruisci un ponte e il traffico arriverà.

Una follia irrealizzabile e dai costi esorbitanti, ben 800 milioni di dollari, di cui tutti erano consapevoli, ma l’unico tecnico che aveva osato protestare era stato fatto fucilare e quindi il ponte è stato costruito dalla mega impresa di costruzioni turca, la Lannak, a cui erano stati commissionati i lavori dieci anni prima.
La megalomania di Gheddafi aveva però superato ogni limite e quindi i costi erano lievitati ancora, sino al miliardo di dollari. A lavori conclusi i turchi battono cassa, ma il colonnello fa orecchie da mercante e non intende scucire quel che ancora deve alla Lannak, ben 500 milioni di dollari, tutte spese contabilizzate e documentate. 
A quel punto la Lannak si rivolge a Scully & Pershing, lo studio dove lavora Mitch per recuperare l’enorme credito. L’avvocato esperto di questioni libiche è l’avvocato Luca Sandroni, romano. E a Roma Mitch viene spedito.

Roma era un’eccezione. Là gli uffici, come del resto ogni altro aspetto dell’attività dello studio, erano gestiti autonomamente dal suo fondatore Luca Sandroni. In più di trent’anni Sandroni aveva lentamente costruito uno studio legale all’interno di un palazzo di quattro piani in pietra, senza ascensori né viste spettacolari. Era nascosto in via della Paglia, vicino a piazza di Santa Maria in Trastevere, tra altre palazzine di quattro piani decorate a stucco con il tetto in tegole rosse e il fascino un po’ decadente delle strutture vecchie di secoli.

Luca è malato e non potrà seguire il caso come vorrebbe, quindi chiede a Mitch, di farsi affiancare da sua figlia, Giovanna, anche lei esperta di diritto che vive a Londra e vuole lasciare la noia degli studi per vivere un’avventura in Libia.
L’avventura però ben presto diventerà dramma, mentre Giovanna è impegnata nel sopralluogo per vedere coi suoi occhi il ponte del deserto.

Adesso era a Tripoli, dentro un furgone blindato insieme a quattro turchi armati fino ai denti, e si stava avventurando nel deserto a ispezionare un ponte sopra il nulla costato un miliardo di dollari. Indossava jeans comodi, scarpe da trekking ed era struccata. Prese il cellulare. Haskel se ne accorse e spiegò: «Qui prende ancora, tra un’oretta no».

Ma ecco l’agguato. E Giovanna diventerà un ostaggio, sarà lei l’oggetto dello scambio.
Chi è stata a rapirla?
Il colonnello Gheddafi che non vuole pagare la Lannak o i beduini del deserto che si ribellano allo strapotere del dittatore?
Mitch si ritrova dunque al centro di un complotto internazionale che coinvolge l’Italia, l’Inghilterra, gli States, la Turchia, e chiede alla sua guida sul posto, Samir, indicata da Luca Sandroni, e bene ammanicato coi militari, di aiutarlo a capire. Ma neppure Samir stavolta può essere d’aiuto.

I contatti di Samir presso la polizia militare avevano poco da dirgli. Garantirono che non era uno stratagemma governativo per costringere la Lannak ad andarsene, ovviamente senza i quattrocento e passa milioni di dollari che chiedeva per quel maledetto ponte. Lui, tuttavia, era sospettoso, perché odiava Gheddafi e sapeva che la sua capacità di fare del male era sconfinata. Ma questo non lo disse a nessuno.

E dunque?
La questione già ingarbugliata si complicherà ancora di più quando dall’altra parte del mondo una donna misteriosa contatterà Abby e la stessa famiglia di Mitch si troverà in pericolo. E ancora una volta toccherà a lui prendere la decisione più drastica.
Giovanna è soltanto una merce. 
Una merce preziosa e perciò diventare lei lo scambio.
Quanto vale dunque una vita?
Tanto. Nulla.

E il mega studio Scully & Pershing che fattura miliardi di dollari ogni anno e la cui figlia di un proprio socio è stata rapita e rischia la vita, sarà disposto a pagare per lo scambio richiesto?
Come sempre i romanzi di Grisham, le cui opere sono tradotte in quarantacinque lingue, denunciano il marcio profondo della nostra società. Un marciume il cui fetore ammorba finanche il lettore non appena si gratta la patina scintillante di apparenze inique e perfide, votate esse stesse all’avidità del dio denaro. 
Quanto vale una vita dunque?
Grisham non si stanca di farci riflettere e sembra volerci dire che una società che antepone i soldi alla vita umana è una società profondamente malata. E fa col suo stile diretto e coinvolgente, da maestro di legal thriller ma anche di umanità.

Roberto Mistretta

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