Libri per ragazzi: Fiori Mortali – Cristina Brambilla

Cristina Brambilla
Fiori Mortali
Pelledoca


Non ci si può vestire di nero, a marzo, a Milano – già il titolo del primo capitolo è la promessa di una bella storia, ben scritta, intrigante, che rispetta i giovani lettori.  È un piccolo gioiello in cui parole e illustrazioni si sposano alla perfezione, ma ognuna con il proprio linguaggio che porta sempre qualcosa di nuovo e di diverso che precisa, perfeziona, a completare il testo. Un gioiello per l’ambientazione, dove sono i dettagli che ricostruiscono la Storia: la Milano del 1946, che è un cantiere aperto dopo le ferite della guerra e si prepara alla riapertura della Scala con Toscanini il 5 maggio. Per i personaggi, delicatamente tratteggiati o scolpiti nella pietra o disegnati con umorismo. Il dodicenne Carlo, curioso, coraggioso, capace di vedere con uno sguardo tutto suo. Così lo descrive la mamma Irene, vedova da poco e proprietaria di una avviata sartoria, bramate entrambe dal cognato scansafatiche e cascamorto (che belle parole desuete). La tata/domestica Rosa, campagnola sveglia gran frequentatrice di sale da ballo, che conosce i partigiani e sa che cosa è Villa Triste e che cosa ci facevano lì i fascisti della X Mas. Un orafo, a dir del quale basta quel suo “sorriso liscio, piatto come una pozza d’acqua morta” (puro Stephen King).

La costruzione narrativa si snoda in brevi capitoli che hanno come stacchi, non banalmente esornativi ma organici alla narrazione, le belle tavole di Francesco Montesanti e si leggono con una tensione inquietante, come se da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa di brutto. Con un lieve e irresistibile umorismo, come l’indagine “Operazione Sandokan” messa in piedi da Rosa e Carlo e che ricorda un po’ l’esperimento del gatto di Schrödinger: vivo o morto? (vedere Wikipedia). “È un eroe!” dirà Carlo, gran lettore di Salgari, che ha dato il nome al felino.

E la storia? C’è di tutto. Donne morte dopo aver comprato gioielli nello stesso negozio; “la stanza di Barbablu”, cioè la camera oscura dove Carlo occhieggia foto di donnine mezze nude; bellissimi fiori esotici; avvelenamenti sospetti e reali; un giornalista del “Corriere” che balla (malissimo) con Rosa; una collana di perle intorno alla quale ruota la vicenda. E che Irene indosserà splendidamente – come la Perla di Labuan – La sera della prima alla Scala, titolo dell’ultimo capitolo.
Da 10 anni

     

Fernando Rotondo 

Potrebbero interessarti anche...