Rue Pigalle e altri racconti



Georges Simenon
Rue Pigalle e altri racconti
adelphi
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Chi scrive non ha una grande passione per il racconto come mezzo di costruzione dell’universo giallo. Troppo poco tempo e spazio per definire forma e sostanza di una storia che ha a che fare con i più turpi gesti dell’essere umano. Soprattutto quando l’intreccio è tutto. Meglio leggere un verbale dei Carabinieri o un rapporto della Polizia che, se pur scritti in una lingua zoppa e con un mondo che si sviluppa solo all’imperfetto, assume un interesse antropologico evidente. Anche Agatha Christie non diede il meglio di sé quando decise di affrontare la short-story.

Ma se è vero che niente è per sempre, ecco questo Rue Pigalle e altri racconti, scritto durante l’ultima guerra da Georges Simenon e ora proposti da Adelphi (in realtà sono tratti dalla raccolta Les Nouvelles Enquêtes de Maigret). Vero che l’autore non aveva più bisogno di tracciare il profilo del commissario più celebre d’Europa (o del mondo?), né che la stretta indagine sullo smascheramento di un crimine non è mai stata il motore centrale delle sue storie, ma il fiato corto dello strumento scelto era lì anche per lui, pronto a qualunque sgambetto.

Come fa Simenon a mantenere alto l’interesse e il desiderio di passare da una pagina all’altra? Semplicissimo: spingendo l’acceleratore su ciò che costituisce proprio il contorno spazio-temporale dentro cui si muove la robusta stazza del suo commissario. L’intuito e l’esperienza già maturata servono a Maigret certo come l’aria che respira, ma in queste nove microstorie la fanno da padrone l’ambientazione popolare e borghese dentro cui i comportamenti di ordinaria quotidianità assumono (come sempre nei libri di Simenon) una fattezza in 3D si direbbe oggi con un linguaggio già abusato. Il vero sangue di queste pagine sono le motivazioni umane che spingono all’omicidio o al suicidio, la curiosità del protagonista verso il genere umano, il suo aspirare “macchinalmente la vita” che lo circonda quando si trova in un ambiente nuovo (come si scrive ne Le voleur de Maigret). Il sospettato prima o poi cadrà oppure il presentimento si farà evidenza.

E l’umore uggioso del commissario Jules Maigret potrà tornare a confondersi con la Parigi di quando sui tavolini dei bar i bicchieri svuotati sembravano cantare le più incredibili storie di vita.

 

Corrado Ori Tanzi

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