Sempre io, Jack Reacher – Lee Child



Lee Child
Sempre io, Jack Reacher
Longanesi
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Quattro racconti per comprendere le origini e la formazione di un personaggio tanto controverso e sfaccettato quanto affascinante. Jack Reacher, creato dalla penna di Lee Child, che in realtà è James R. Grant, scrittore inglese da milioni di copie vendute, è il classico protagonista che non conosce nessuna via di mezzo: o si ama o si odia. Leggere le avventure di questo personaggio presuppone propensione a questo genere di trame e di figure letterarie, ipotizza che chi legge apprezzi ambientazioni come quella parte degli Stati Uniti dove la depressione economica, l’isolamento sociale, l’assoluta mancanza di turisti dà vita a comportamenti anomali, a personalità demoralizzate, a ingiustizie endemiche. 
Jack quei luoghi li conosce bene, essendo figlio di un militare che per dovere alla divisa che indossa e al ruolo che ricopre accetta sempre di farsi trasferire e spostare con tutta la sua famiglia, e quindi lui, fin da ragazzino ha imparato a vivere anche nei posti più isolati o estremi. Sono stati anche questi posti, cittadine ai confini del nulla, a essere parte della sua formazione personale, oltre ovviamente alla ferrea disciplina familiare con cui lui e i suoi due fratelli sono stati educati, e all’esercito, in cui Jack si arruola giovanissimo e che lascia solo dopo avere acquisito un bagaglio di esperienza enorme per dedicarsi a quello che ama fare di più nella vita: combattere ogni forma di ingiustizia, abuso e oppressione.
E così anche in questo ultimo romanzo di Child il nostro eroe senza macchia e sena paura in tutti e quattro gli episodi non fa altro che operare secondo i suoi schemi originari, secondo quanto ogni lettore si aspetta da lui. Indaga, deduce, ricerca, analizza e colpisce. Se serve anche ferocemente e brutalmente. Ed è per questo che Jack Reacher si ama (perché i suoi affezionati lettori almeno una volta nella vita bramerebbero essere lui in qualche occasione) o si odia perché chi legge non comprende il personaggio e non ne condivide le azioni. 
Fatto sta che proprio questo ultimo lavoro della serie che parte dagli albori della famiglia Reacher che nel 1974 si trasferisce a Okinawa perché il capostipite Stan, ufficiale dei marine, deve guidare quattro compagnie di fucilieri in una missione top secret, continua con la formazione scolastica e militare di Jack, e finisce con l’ennesimo caso da risolvere e che sembra legato alla sua infanzia proprio a Okinawa, è il migliore di tutti i libri della serie perché fa conoscere appieno la figura dell’eroe creato da Child. E va letto anche da chi non si è mai avvicinato ai romanzi dedicati a questo protagonista perché l’autore ha dichiarato che questo sarà il suo ultimo lavoro, che smetterà di scrivere in assoluto e che passerà il testimone a suo fratello minore Andrew.
Sarà vero? Non è dato saperlo con certezza al momento, per cui, Sempre io, Jack Reacher, va tenuto in libreria come quei libri che segnano una estinzione e che tra molti decenni potrebbe anche avere un valore economico non indifferente.

Antonia del Sambro

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