Sinistrorso, anticlericale e libertino, quest’ultimo Missiroli esce dalle righe per colpirci allo stomaco. Provatelo: non rimarrete privi di reazione; magari non vi piacerà, ma sarà comunque stata un’esperienza. Per quanto mi riguarda ogni volta che leggo lo scrittore riminese, il copione rimane sempre lo stesso. Arrivo a pagina 50, non mi convince, quasi mi indispone, penso di abbandonarlo; un paio di giorni dopo mi ricapita tra le mani, m’appassiono e alla fine lo consiglio agli amici. Una giravolta mica da poco, per una storia racchiusa in 250 pagine. “Atti osceni in luogo privato” (Feltrinelli, 2015) racconta l’iniziazione erotico-sentimentale di un italo-francese, Libero Marsell, che divide la sua vita tra Milano e Parigi. Universitario di giorno, barista di notte, il giovane protagonista è alla ricerca di sesso e di se stesso, oltre che della definizione del rapporto con madre e padre. Si ciba di arte a 360 gradi; il romanzo, infatti, è pieno zeppo di citazioni. Letterarie (Rodari, Sartre, Salinger, Garcia Marquez…), cinematografiche (Mastroianni, John Wayne, Truffaut, Fellini…), musicali (Guccini, Mike Oldfield, Rino Gaetano, il tango argentino…). E poi ci sono le rivolte studentesche, il tennis con la “T” maiuscola, quello di John McEnroe, la politica di sinistra (Berlinguer, mica Renzi) e molto altro ancora. Giunti al termine troviamo una delle tante chiavi di lettura in questo stralcio di lettera che Marie, un’amica che attraversa tutta l’esistenza di Libero, gli spedisce: “… ti vedevo a mille chilometri di distanza con la paura di scegliere tra la vita e l’oscenità, senza sapere che sono la stessa cosa. L’osceno è il tumulto privato che ognuno ha, e che i liberi vivono. Si chiama esistere, e a volte diventa sentimento”. Chi non è d’accordo alzi la mano.
Atti osceni in luogo privato
Alessandro Garavaldi