Thriller Ambassador. Natural born thrillers: le grandi regine del crime writing

Terza parte della sfida per diventare i primi Thriller Ambassador Italiani e volare a Amsterdam a incontrare Karin Slaughter

What terrified me will terrify others; and I need only describe the spectre which had haunted my midnight pillow.Mary Shelley

Every murderer is probably somebody’s old friend.” Agatha Christie

Due frasi delle madri del genere, Mary Shelley e Agatha Christie, che racchiudono in modo egregio il senso del crime writing. Riassumendo in poche parole, tutti siamo spaventati dalle stesse cose e non scordate che anche il peggior assassino è il miglior amico di qualcuno.

Lo sapeva bene Agatha Christie (creatrice di personaggi indimenticabili quali Hercule Poirot e Miiss Marple), che  ha preso il meccanismo del giallo classico e l’ha rivoltato in tutte le sue possibili forme. Sperimentando e trovando soluzioni inattese: un colpevole, tutti colpevoli, nessun colpevole fino all’espediente dell’assassino narratore. Il tutto racchiuso sempre in una piccola cerchia di persone il cui movente è sempre da rintracciare nell’ampio spettro dei sentimenti: amore, odio, risentimento, vendetta e gelosia. Il tutto rappresentato con un linguaggio semplice, utilizzando uno stile di scrittura elegante, ma raggiungibile da qualsiasi tipo di lettore, da quello appassionato e infaticabile a quello occasionale.
Considerata da molti come l’erede naturale di Agatha Christie, P.D.James è la creatrice dell’ispettore Adam Dalgliesh, poliziotto (un po’ poeta) di Scotland Yard. Più raffinata della Christie, il suo merito sta nell’aver sempre proposto storie moderne, con tematiche importanti e personaggi lontani dagli stereotipi del genere. Oltre che scrittrice, era anche membro permanente della Camera dei Lord. Carica che ha sicuramente influito su alcuni tratti della produzione letteraria, conferendole una forte connotazione sociale e politica.
Ha padroneggiato il genere anche Patricia Highsmith, le cui trame hanno ispirato Alfred Hitchcock. Profonda conoscitrice dei turbamenti dell’anima, posti sempre al centro della sua narrazione, nel suo saggio sul mestiere di scrivere “Plotting and Writing Suspense Fiction (uscito per la prima volta nel 1966 e ampliato nel 1981), ha dichiarato che “l’arte non ha nulla a che fare con l’etica, le convenzioni o moralismo.” Nei suoi lavori, dominati dalla prima all’ultima pagina da una angosciosa sensazione di minaccia e di pericolo, la crime story, l’intrigo e lo svilupparsi della trama diventano una sfida per il lettore. Una sorta di gioco dove chi legge entra quasi in competizione con la scrittrice nel cercare indizi, prove e individuale il colpevole.
Sebbene il crime writing sia stato sempre più un affare di uomini, negli ultimi anni le donne si sono imposte e tempo fa le case editrici americane facevano a gara per avere thriller sanguinolenti scritti da donne, così almeno ha dichiarato Chelsea Cain in un’ intervista.
Ma sono davvero tante le autrici che sono riuscite a mettere d’accordo la critica e il sempre più esigente pubblico degli appassionati di thriller. Patricia Cornwell, con l’intuizione di centrare le proprie storie sulla figura di un medico legale donna, è sicuramente riuscita a fare centro nel cuore dei lettori.
Molto amata è anche Alicia Giménez-Bartlett che è entrata nelle grazie dei lettori con il forte personaggio di Petra Delicado, con storie dalle profonde connotazioni sociali e affascinanti protagoniste femminili ricche di sfumature psicologiche. Donne forti, emancipate e combattive. Sempre pronte a sfidare e a misurarsi con pregiudizi e retaggi mentale purtroppo ancora attuali.
La regina del noir francese è senza dubbio Fred Vargas. Le sue storie sono accattivanti e coinvolgenti. Per nulla banali. L’intrigo magistrale e confezionato con cura quasi maniacale. Memorabili i personaggi, ma ciò che fa la differenza è la scrittura. Mai sopra le righe. Colta senza risultare pretenziosa.
La lista sarebbe ancora lunga. Capitolo a parte meriterebbero le scrittrice nordiche capaci di ritagliarsi una importante fetta di mercato grazie a personaggi intriganti (complessi e tormentati), storie, atmosfere e molto lontane da quelle che tradizionali.
Alcuni nomi? Liza Marklund, Charlotte Link, Camilla Lackberg, Anne Holt, Hanna Lindberg…
E le scrittrici Italiane? Sono parecchie e brave. La competizione è difficile, ma il movimento letterario è vivo, vegeto e in continua crescita. Un movimento che copre tutte le sfumature del giallo e del nero. Diversi gli stili, il linguaggio e le tematiche, le protagoniste. Ce n’è per tutti i gusti e palati. Investigatrici private, commissarie, giornaliste e donne comuni che il destino e il mondo degli uomini mette a dura prova.
Non facciamo nomi perché dimenticheremmo sicuramente qualcuna, ma tanto i lettori le conoscono e le apprezzano.
Arrivati al dunque, paragonando la scrittura al femminile a quella maschile viene spontaneo domandarsi dove e quali siano le differenze.
Temi? Scrittura? Punto di vista?
E poi, c’è davvero questa differenza tra scrittura maschile e femminile?
Secondo la Slaughter le donne sentono il crimine in modo più viscerale, in quanto più facilmente potenziali vittime
Che ci sia o no, quello che è sotto gli occhi di tutti è che i libri di Karin Slaughter, Patricia Cornwell, Kathy Reichs, Tess Gerritsen, Linda Castillo, Ruth Rendell e molte altre sono in testa alle classifiche di vendita mondiali, conquistando l’affetto e il seguito di milioni di entusiasti lettori.

Per completare la panoramica, proponiamo di seguito uno stralcio di una intervista rilasciataci da Karin Slaugher un po’ di tempo fa, ma ancora attuale ed esaustiva.

12495172_1967793880112738_4161567806593158635_n (1)L’Agente Speciale Will Trent è un personaggio particolare, perché hai scelto di avere un protagonista dislessico ?
Mia sorella è dislessica e l’ha scoperto solo intorno ai 20 anni,  prima pensava di essere un po’ stupida o almeno questo era quello che le dicevano le sue insegnanti. Per questo, osservandola subire  tutto quello e pensando che lei fosse sì intelligente,  solo in un modo diverso, ho deciso di scrivere di un personaggio che combattesse contro quello stesso problema, che molti considerano una vergogna.
I protagonisti seriali possono diventare un limite?
Possono diventare un limite quando non hai più nulla da dire di un personaggio, l’hai esaurito. Mi è successo nella serie di libri “Grant County” e ho dovuto fare una scelta difficile.  Alla lunga è una scelta talmente  dura  sia per l’autore che per il lettore  che non la consiglierei.
Come crei le tue trame e quei sorprendenti colpi di scena?
Grazie! Lavoro duramente per allontanare le mie trame dai cliché. Ogni volta che arrivo  a un punto della storia dove la conseguenza parrebbe scontata,  cerco di cambiare  direzione e prendere una strada diversa, non ovvia.
Hai sempre volute fare la scrittrice?
Sempre, da quando avevo 6 anni. Mio padre conserva la prima storia che scrissi.
Perché hai scelto di scrivere thriller?
Non credo che uno scelga di scrivere e neanche che scelga di scrivere un determinato tipo di storie: è la scrittura che ti sceglie e tu non puoi resisterle. Ed è la stessa cosa qualsiasi genere tu stia scrivendo: le storie ti nascono dentro  in un certo modo e tu devi assolutamente scriverle. Vorrei anche aggiungere che è estremamente difficile trovare una storia memorabile che non contenga un po’ di violenza o crimine, da “Beowulf” a “ Via col vento”:
Pensi che le donne, a differenza degli uomini, abbiano una sensibilità particolare nell’affrontare questo tipo di storie? 
Penso che uomini e donne scrivano in modo diverso perché sono fondamentalmente  diversi nel modo di pensare. Se un uomo mentre cammina in un parcheggio buio e deserto sente un rumore, si gira per controllare e vedere che succede, se nella stessa situazione una donna sente un rumore, inizia a camminare più velocemente.
Ed è questo che caratterizza la scrittura delle donne: noi sentiamo il crimine in  modo più viscerale perché sappiamo che potrebbe succedere a noi.

Ti sei mai sentita predestinata a causa del tuo cognome? 
( Slaughter significa “massacro, carneficina” )
No, penso invece che abbia funzionato alla grande!  Meno male che non scrivo romanzi d’amore !
Da dove prendi le idee per I tuoi libri? La realtà è peggio della fiction?
Sinceramente non saprei dirti da dove prendo le idee. Leggo un rapporto autoptico o sento una notizia  e la cosa inizia a sedimentare nella mia mente. Comunque nelle mie storie  non uso mai dettagli precisi presi da storie reali perché  non voglio sfruttare la tragedia di qualcuno. E sì, la vita reale è decisamente peggiore della fiction. Non c’è nulla che  sia stato scritto da un autore, non importa quanto terrificante,  che non sia già successa nella realtà e  anche in modo molto più terribile.
Quanto tempo occupa la ricerca per i tuoi libri?
Dipende dal libro. La parte medica è solitamente quella  che richiede più tempo. Voglio che i personaggi siano descritti nel modo più realistico possibile e questo è difficoltoso non essendo io un medico. Con “L’ombra della verità” sono dovuta tornare indietro nel tempo per immaginare come potesse essere stata la vita di uno dei protagonisti negli anni ’70 e ’80 quando io ero bambina.
Che autori ami leggere?
Amo tutti I generi   ma per esempio Kathryn Harrison, Mo Hayder, Denise Mina, Lee Child, Mark Billingham, Michael Connelly.  E la lista è ancora lunga!C’è un thriller che vorresti aver scritto tu?
No, perché la cosa che rende unico un thriller è l’emozione personale che l’autore ci mette  così, se io avessi scritto un thriller di Connelly, sarebbe stata una storia completamente diversa. Penso che ognuno di noi debba avere la sua area di competenza.Qual è la più grande soddisfazione che hai avuto sino ad ora?
Ci sono molte pietre miliari nella mia vita, ma parlando di libri, devo dire che ogni volta che pubblico un libro sento un brivido speciale. Potreste pensare che dopo così tanti libri io sia abituata, ma vi assicuro che è strabiliante per me entrare in un negozio e vedere il mio nuovo libro sugli scaffali.

Sei mai stata in Italia? E cosa ancora più importante, hai in programma di venirci presto?
Mi piacerebbe molto visitare l’Italia. Sono stata a Roma una volta ma ero una teenager e dovevo apparire sempre  annoiata e scontenta e fingere che tutto fosse estremamente noioso. Vorrei tanto tornarci ora da adulta!
Cristina Aicardi

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