Sentiero nero



Åsa Larsson
Sentiero nero
marsilio
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Torna l’avvocato Rebecka Martinsson (ora nei panni di sostituto procuratore di Kiruna), insieme all’ispettrice Anna-Maria Mella. Torna a galla ricostruendosi pezzo per pezzo superando la tragedia in cui era caduta. La partenza è il ritrovamento in un’arca sul ghiaccio del cadavere di una giovane dirigente di una grande impresa di estrazione di minerali preziosi con uno smisurato volume d’affari in Uganda. Svezia-Africa, dunque. E non sarà solo un viaggio geografico alla ricerca di quali equilibri economici e politici sono stati disturbati. E men che meno si ridurrà alla mera scoperta del responsabile di un omicidio che al rompicapo della tecnica unisce il disgusto del metodo.
Sentiero nero segna il terzo capitolo della saga a firma di Åsa Larsson giunta, come la stessa autrice annuncia, a metà del guado (i primi: Tempesta solare e Il sangue versato). E l’aggettivo che connota il tragitto del titolo è perfetto. Di cosa veniamo investiti? Il catalogo è a prova di luce: capodanni a -30°C; solitudini che si affettano come un taglio di Fontana; improvvisi annerimenti dell’orizzonte morale che tendono ad annientare ogni impulso personale; realpolitik come unico strumento in grado di far girare gli ingranaggi di terre e popoli. Ma soprattutto scavi con la trivella della memoria in un passato personale che si ostina, pur in un inverno del profondo nordeuropa, a prendere un sole che non c’è.
Fuori dalla storia, convince il procedimento di montaggio della Larsson, la cui sovrapposizione di quadri temporali e narrativi è cucita con un forte senso del ritmo che giunge a un climax di evidente sapore filmico. Esulterà lo sceneggiatore di una probabile versione cinematografica del libro (di Tempesta solare nel 2007 uscì un film diretto da Leif Lindblom).
Il giallo scandinavo sembra la nuova frontiera europea (con tanto di poderoso innamoramento italico) del percorso letterario di papà Conan-Doyle e mamma Christie. Åsa Larsson è la figlia che si diverte a prendere le categorie della psicologia umana e gettarle nella mischia delle relazioni sociali. Spento il timer del riscaldamento, quello che resta è un bestiale freddo artico. La carica delle emozioni e la coltivazione del sentimento possono però farci arrivare laddove il vigore dei nervi spesso non ci vorrebbe portare.

corrado ori tanzi

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