Una stella a cinque punte



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E’ da poco in libreria l’ultimo saggio di Daniele Biacchessi un’inchiesta sui delitti Biagi, D’Antona e sulle nuove BR. MilanoNera ha intervistato l’autore

Perch un libro su Biagi e D’Antona: c’era bisogno di fare chiarezza? Ci sono ancora lati oscuri su questi due delitti?
Quando si scrive di omicidi politici c’ sempre biosgno di fare chiarezza. Dopo gli assassini di Massimo D’Antona e Marco Biagi, i cronisti di nera avevano scritto un numero pittosto elevato di imprecisioni, dettate dalla fretta e dalla mancanza di una specializazione. Dal 1988 (omicidio di Roberto Ruffilli a Forl) al 1999 (assassinio di Massimo D’Antona a Roma), passano undici anni. Gli apparati dello Stato smantellano i reparti antiterrorismo perch le emergenze sono altre: corruzione e lotta alla mafia dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio dove perdono la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Il terrorismo politico non rappresenta in quegli anni una fonte di preoccupazione per gli uomini dell’intelligence.
Cos nell’ombra si organizzano le nuove leve brigatiste, i Nuclei Comunisti Combattenti di Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi che diventeranno Brigate Rosse-Partito Comunista Combattente con l’omicidio D’Antona.
Ci sono almeno due lati oscuri: la mancata protezione al professor Marco Biagi e la fuga di notizie istituzionale che svela all’esterno la tecnica investigativa degli inquirenti romani sulle schede telefoniche prepagate utilizzate dai brigatisti per rivendicare l’omicidio D’Antona e per comunicare tra loro.

Il tuo lavoro molto ben documentato: quanto impegno ha richiesto e come ti sei mosso per interrogare le fonti?
Le fonti utilizzate sono Carlo De Stefano, direttore della Polizia di Prevenzione, Franco Gabrielli, attuale direttore del Sisde, gi capo del Servizio Centrale Antiterrorismo, Eugenio Spina, dirigente della Polizia di Prevenzione, Vittorio Rizzi, capo della Squadra Mobile di Milano, gi alla guida del Gruppo Investigativo Biagi, e di una squadra di agenti specializzati in inchieste sul campo che portano nomi in codice di capi indiani. Le loro testimonianze sono tutte inedite, cos come quelle di Olga D’Antona e Marina Biagi. Inoltre mi sono avvalso dei documenti giudiziari, verbali di interrogatorio, sentenze processuali.

Quali sono state le difficolt principali che hai incontrato per la stesura di questo libro?
Mettere in fila tutti i fatti e far comprendere al grande pubblico la scia informatica, la tecnica utilizzata dai poliziotti per decifrare i volti dei brigatisti.
Le Br-Pcc avevano due clandestini e latitanti, Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi. Gli altri militanti erano persone normali, n clandestini, neppure latitanti. Conducevano una vita alla luce del sole. Quindi persone che uccidevano e poi tornavano alla vita di tutti i giorni. Ma rivendicavano tutto attraverso lunghi elaborati. Quello che ha giustificato politicamente l’omicidio Biagi venne inviato via mail da un computer portatile collegato a un telefono cellulare, al quale era stata montata una Scheda prepagata acquistata con nome di fantasia. Spiegare tutto questo a chi non esperto informatico cosa ardua.

Qual il “messaggio”, quello che vorresti che il lettore ricordasse dopo aver chiuso il tuo saggio?
Mai dimenticare. Perch il passato che non passa pu diventare presente e la storia si pu ripetere, come dimostra l’ultima ondata di arresti del 12 febbraio di militanti della cosiddetta seconda posizione brigatista.

Le Br costituiscono ancora un pericolo reale per l’Italia?
Il terrorismo politico non rappresenta oggi un emergenza, neppure una minaccia reale per la nostra democrazia.
Rappresenta invece un pericolo per singole persone non difese e non protette dallo Stato.

paolo roversi

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