Volontario ad Auschwitz – Jack Fairweather



Jack Fairweather
Volontario ad Auschwitz
Newton Compton
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Volontario ad Auschwitz èla storia vera di un ufficiale polacco, Witold Pilecki, che per sua scelta si fece catturare dai nazisti per essere internato nel lager di Auschwitz da dove testimoniare gli orrori, raccogliere quante più informazioni possibili e sabotare le attività all’interno.
Una volta rinchiuso però, rasato, con la divisa a righe ed il suo numero identificativo, capisce di non trovarsi in un campo di prigionia: ciò cui assiste quotidianamente lo porta ad un’azione ancora più estrema.
Evadere e portare tutte le sue conoscenze agli Alleati, nell’Europa dell’Ovest. Un tentativo che vuole compiere, con un paio di fidi compagni reclutati nel lager, consapevole delle difficoltà e della mancanza di mezzi.
Avvincente come un thriller: una lettura impossibile da abbandonare nonostante il senso di orrore agghiacciante che suscita pagina dopo pagina, un libro da leggere anche se si è poco interessati alla Storia.
La scrittura di Fairweather è precisa, minuziosa, da giornalista quale è. Riesce a rendere in modo efficace anche la qualità dei rapporti umani che si instaurano tra i protagonisti, in particolare con un cono di luce puntato su Witold e la sua famiglia.
Witold Pilecki è un eroe che è stato riconosciuto molto tardi, grazie alla conoscenza di atti a lungo secretati. La sua attività avrebbe potuto, in un certo senso, concludersi dopo la sua missione con il ricongiungimento alla moglie ed ai figli.
Invece rimane ancora a combattere, l’amor di Patria viene ancora prima dei suoi affetti.
La descrizione che ne fa Fairweather ci restituisce un uomo che – come tanti – in un periodo storico tragico ha messo a disposizione se stesso per un ideale e ha continuato a perseguirlo. 
Ci sarebbe piaciuto di più se dopo aver combattuto e testimoniato l’olocausto fosse tornato poi ad essere un buon padre di famiglia?
Ogni lettore può maturare, naturalmente, la sua concezione di eroe ma ciò che rimane impresso, con forza, grazie a questa lettura è la tragica fine di Witold Pilecki che non fu decisa – come si potrebbe pensare – dagli aguzzini di Auschwitz ma nelle stanze del potere, dove non avremmo mai immaginato.

Marinella Giuni

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