Rita Garzetti – In hora mortis nostrae



Rita Garzetti
Rita Garzetti
Bibliotheka Edizioni
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Ci troviamo a Roma, negli ultimi anni del potere temporale del Papa. Sul finire del 1864 un misterioso omicidio sconvolge la tranquillità della città eterna. Un monsignore viene ritrovato morto nelle vicinanze di alcuni scavi archeologici e le sue mani sono state mozzate. Il cardinale Ferrero, a capo della gendarmeria pontificia, segue da vicino il caso, assieme al sergente Sanna e al capitano Cesari. La vicenda però ben presto si complica perché quello che sembrava un omicidio isolato è in realtà solo il primo di una lunga e inarrestabile serie di efferati delitti. Le vittime sono tutti uomini di chiesa e tutti i moventi sembrano in qualche modo legati alla trasgressione di uno dei dieci comandamenti. Ferrero deve addentrarsi nei segreti della curia e del potere per riuscire a capire qual è il filo rosso che unisce tutte le morti e scoprire l’insospettabile assassino.
Con In hora mortis nostrae ci ritroviamo sbalzati nella Roma di fine Ottocento, nel periodo più cruciale e tumultuoso della sua storia, quando, dopo essere sopravvissuta all’attacco dei Francesi, sta per essere definitivamente sconfitta dai Savoia. È un periodo torbido, fatto di spionaggio, doppi giochi, tradimenti, attentati. Tutti gli schieramenti in campo non esitano a usare qualsiasi mezzo per riuscire a far cedere il nemico. È in questa cornice che si muove Ferrero, il cardinale investigatore protagonista del romanzo. Il prelato è una sorta di padre Brown con l’accento piemontese che non riesce a sfuggire alla tentazione della sfida intellettuale con il criminale. La caccia lo appassiona, lo coinvolge al punto da trascurare in parte anche la sua attività religiosa. Al suo fianco Cesari e soprattutto Sanna, il giovane sardo, semplice e perspicace che con il suo intuito e le sue indagini gli fornisce preziosi indizi.
L’ambiguo Busser, il brigante Mattacchioni, il mite don Ernesto, lo scaltro cardinale Sobrero, il preciso e attento dottor Bonfiglio sono personaggi chiave nella trama e ognuno di loro fornisce una tessera importante per la risoluzione del puzzle.
Tutto attorno si srotola una Roma dimenticata, sospesa tra le glorie passate e i fasti divenuti ormai reperti archeologici da mercanteggiare. Una città che tenta di resistere all’inevitabile, dove i contrasti tra la povertà del popolo e l’opulenza dei cardinali si fanno giorno dopo giorno più insostenibili. Briganti, rivoluzionari, patrioti tutto si mescola in un confuso momento storico in cui l’Italia cercava faticosamente di creare un’unità e un’identità nazionale.
Per Ferrero venire a capo degli omicidi è un modo per provare non solo il suo acume ma soprattutto di dimostrare la sua onestà intellettuale in una fase storica in cui tutto sembra essere messo in dubbio e tutto sembra trovarsi in bilico. Riportare la giustizia terrena diviene così ancora una volta figura di un ritrovato equilibrio spirituale superiore, come in ogni poliziesco che si rispetti.

 

Cristina Bruno

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