Intervista a Simone Sarasso – Da dove vengo io

51WBcyxjCnL__SX327_BO1,204,203,200_Maggio sta diventando un mese interessante.
Dopo aver annunciato l’uscita di Prima di dirti addio di Piergiorgio Pulixi (Link intervista) è arrivato il momento di occuparci di un’altra uscita da non perdere.
Da dove vengo io è il nuovo romanzo di Simone Sarasso pubblicato da Marsilio in uscita il 5 Maggio.
Questo è il primo di nove libri che darà voce ai protagonisti di cento anni di criminalità a New York e, non stento a crederlo, si tratta del Games of Thrones della mafia americana.
Sono sincero quando scrivo che non vedo l’ora di allungare le mie zampacce sul nuovo lavoro di Simone, anche perché negli anni ho avuto il piacere di leggere Invictus, Colosseum, Aeneas: la nascita di un eroe, ma anche titoli come Confine di Stato, Settanta e Il paese che amo e, che ve lo dico a fare, sono letture che consiglio.
Detto questo, passo subito a tartassarlo.

Ciao Simone, grazie per la tua disponibilità.
Grazie a voi, amici! È sempre un piacere tornare su queste frequenze!

Ci puoi svelare qualche dettaglio in più a proposito di Da dove vengo io? Nove libri per cento anni di Criminalità organizzata, in quanto tempo i lettori avranno la fortuna di scoprire il lato oscuro degli italo-americani?
Da dove vengo io  è il primo volume della saga Cent’anni, che racconterà – nomen omen – un secolo di crimine a New York, dal 1901 al 2001. Si potrebbe ragionevolmente immaginare che la produzione di questo corpus andrà ad occupare più o meno un decennio, ma in realtà chi lo sa? Io ho già consegnato all’editore il secondo volume e sto lavorando al terzo. Il primo è sulla rampa di lancio: se i lettori saranno molto affamati, sarà cura mia e dell’editore placare il loro appetito di malaffare letterario con uscite ravvicinate. Da dove vengo io narra l’infanzia e l’adolescenza dei “quattro che vollero farsi re”, ovvero Meyer Lansky, Bugsy Siegel, Frank Costello e Lucky Luciano. Figure mitologiche del crimine organizzato, umanissimi e terribili.

So che dietro a ogni tuo romanzo c’è una documentazione precisa e attenta, quale America ci racconterai, quella che esiste e che tutti conosciamo oppure una realtà rielaborata dalla tua scrittura?
Come scrivo nella postfazione: il 99% di ciò di cui si parla in Da dove vengo io è documentato, proviene da fonti attendibili che spaziano da giornali dell’epoca a saggi monografici sulla città, sul periodo del Proibizionismo, sui quattro protagonisti. L’1% rimanente è il motivo per cui faccio questo mestiere. E in quell’1% c’è tutta l’invenzione che mi permette di piegare la Storia quando desidero farlo e quando è funzionale all’intreccio. Non dichiaro cosa è vero e cosa no: dopotutto sono un romanziere, mica uno storico. Le licenze narrative (poetiche mi pare francamente esagerato) sono il sale che – insieme all’olio, all’aceto e al pepe – fanno buono il proverbiale stivale.

Salvatore il cervello, Frank il pistolero, Meyer il giocatore, Bugsy il matto. Ancora non lo sa nessuno ma tempo al tempo lo sapranno tutti. La banda, signori e signorine, è appena venuta al mondo.” Vuoi presentarci questi amici?
Lucky Luciano credeva che la famosa Terra delle Opportunità lo avrebbe reso ricco. Non si sbagliava.
Meyer Lansky giunse in America scappando dai cosacchi, con la paura che morsicava stomaco e garretti. Per le strade del Lower East Side imparò a non averne mai più.
Bugsy Siegel era un pazzo, un assassino, un sognatore.
Frank Costello, che tutti chiamavano “il Pistolero”, fu il primo dei quattro a rinunciare alla pistola. E imparò che una città si governa persino meglio, in giacca e cravatta.
Quattro criminali innamorati del futuro, che cambiarono per sempre il volto di New York e del mondo, inventando un business globale dove prima non esistevano che coltelli e campanili.

Scrivere è un affare dannatamente serio. Hai qualche consiglio su chi vorrebbe pestare i tasti della tastiera e iniziare a raccontare la propria storia?
Leggere. Fino a farsi sanguinare gli occhi.
La frase vorrei che fosse mia, ma invece l’ho presa in prestito dall’editor che tutti mi invidiano, Jacopo De Michelis. Che a sua volta l’aveva rubata chissà dove. La scrittura è una faccenda del genere: non c’è bottega migliore della pagina altrui.

Ultima e poi la smetto. Oltre a questo progetto, cos’altro dobbiamo aspettarci?
Un altro paio di libri lungo la strada. Anche se per un po’ mi sono dedicato e mi dedicherò alla serie Cent’anni, non ho smesso di occuparmi di miti classici. L’anno venturo arriveranno due volumi sull’eroe che più di tutti, da sempre, porto nel cuore: Eracle. E magari spunterà qualche altra sorpresa lungo la strada, chi lo sa?

Grazie mille e buona scrittura.
Grazie a voi!

Mirko Giacchetti

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