La figlia del diavolo – Katee Robert



Katee Robert
La figlia del diavolo
Hope
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Per comprendere le tematiche di questo bel giallo occorre prima conoscere il mito di Persefone. La versione più diffusa e accolta dagli studiosi narra di Persefone, giovanissime e ingenua figlia di Demetra, la dea della terra e dell’agricoltura, che un giorno, mentre correva sull’erba insieme alle amiche, fu afferrata e rapita da Ade, dio dei morti, il quale, uscito da una fenditura del terreno, la portò con sé nel suo regno oscuro. Tanto male con lui la fanciulla Persefone non ci stava, anche perché il dio l’amava moltissimo, ma la ragazza aveva una invincibile nostalgia per la madre Demetra, che, disperata e affranta, piangeva notte e giorno. La terra, addolorata come la sua dea, non dava più fiori né frutti, sul mondo era calato un infinito inverno. Allora Zeus, spinto dalle giuste e sacrosante lamentele di uomini e dei, ingiunge al marito e alla suocera di trovare un accordo che consenta il ritorno dei germogli e delle messi. Alla fine i due si spartiscono la presenza di Persefone nei reciproci regni: quando la fanciulla sta con il marito nel regno sotterraneo dei morti, Demetra piangerà e la terra non produrrà frutti, ma quando la giovane tornerà su, a riabbracciare la madre, la terra esulterà di gioia insieme a Demetra e produrrà fiori e frutti di ogni genere e colore.
Questo mito eziologico spiega l’alternarsi delle stagioni, ma offre lo spunto a Martha Collins per costruire e dirigere una comune, denominata Elysia, di cui come Demetra sarà la grande Madre, ma come Ade sarà la padrona assoluta del destino e della morte dei suoi componenti. L’unica che si ribellerà al suo volere sarà la figlia Eden, che fuggirà lontano, diventerà un’abile agente dell’FBI ma tornerà quando un terribile omicidio scuote l’ipocrita immagine di paradiso terrestre con cui Martha ha controllato la vita dei suoi adepti. La figlia del diavolo ha numerose chiavi di lettura, innanzitutto la rivisitazione in chiave moderna e allucinata del mito di Persefone, ma anche una lettura psicanalitica del rapporto madre-figlia, da un lato patologico, a causa dello sfrenato narcisismo di Martha, dall’altro venato di tenerezza, nei pochi momenti di sincerità e tregua tra le due donne. Un’altra lettura è legata all’abilità manipolatoria che caratterizza l’élite di queste sette, molto abili a cogliere le fragilità delle persone e la loro paura di fronte a un mondo che sentono troppo duro e spietato per poterlo abitare. Elysia, come ogni altra comunità, incarna il mondo perfetto, la realtà alternativa a una società in cui paiono prevalere egoismo e competizione. Infine c’è il thriller, abilmente costruito, con la tecnica, oggi piuttosto diffusa nei mistery anglofoni, di coinvolgere ancora di più il lettore nella vicenda attraverso l’esplicitazione dei pensieri dei protagonisti. Se inevitabilmente saremo spinti a parteggiare per la giovane e coraggiosa Persefone- Eden, sarà difficile non lasciarci coinvolgere dalla disperata gelosia di Demetra- Martha, gelosa non di un uomo, ma della giovinezza, dell’entusiasmo e del futuro che, ben sa, ormai appartengono alla figlia. Nel fanatismo, nell’ambiguità, nella follia di Martha-Demetra, l’autore ha saputo cogliere l’essenza del mito, lo struggimento dell’adulto, dell’anziano di fronte a una giovinezza che più non gli appartiene, ma di cui conosce l’inesauribile bellezza.

Donatella Brusati

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