Nelle mani giuste



Giancarlo De Cataldo
Nelle mani giuste
Einaudi
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Nelle mani giuste – Giancarlo De Cataldo
A oltre undici anni dall’uscita nelle librerie, Einaudi pubblica una nuova edizione di Nelle mani giuste, seconda puntata del ciclo romano di De Cataldo inaugurato con il fortunato Romanzo Criminale. Meno celebre del predecessore, Nelle mani giuste è per certi versi il vero capolavoro della serie, capace di arrivare più a fondo nell’analisi della società italiana, rispetto all’opera per cui tutti conoscono l’ex magistrato, e con un livello di scrittura ancora più raffinato e dirompente.
Dalla suburra romana si passa ai salotti di una Milano da bere prossima alla fine del sogno, sconcertata dal traumatico risveglio che i magistrati del pool di Mani Pulite le stanno per impartire; dai ristoranti in cui zio Carlo imponeva le direttive palermitane alla malavita romana, si sprofonda nei rifugi tra le campagne siciliane, dove si pranza con ricotta e cicoria e si valuta l’opportunità di punire con la vita per una cresta di pochi spiccioli; dall’umile ufficio da commissario di P.S. di Nicola Scialoja, si riemerge nella dimensione nascosta dalla quale si tirano i fili degli eventi, grazie all’influenza assicurata dall’archivio segreto che il Vecchio, il freddo manipolatore alla guida di un apparato di sicurezza deviato, decise di affidare all’integro poliziotto nelle pagine finali di Romanzo Criminale.
Siamo nell’Italia del ‘92 e ‘93, anni di sangue e stragi, gli anni del crollo del vecchio regime e della nascita del nuovo, con tutti i riposizionamenti, i sacrifici, la fine di vecchie alleanze e l’inizio di legami inediti che, secondo tradizione, riempiono ciclicamente le pagine della Storia nazionale.
Attraverso una scrittura impareggiabile De Cataldo tinteggia i pensieri dei protagonisti, il loro mondo, ricompone i frammenti di una vicenda che porta il lettore nelle segrete stanze dove si decidono i rapporti tra Cosa Nostra, scossa dal conflitto interno generato dalla scelta stragista, e lo Stato, divenuto all’improvviso idealista e poco incline alla realpolitik.
La prospettiva ad alzo zero della narrazione mostra cosa accade tra i marmi delle ville al mare dell’alta imprenditoria italiana, sussurra le avvisaglie del crollo, i pettegolezzi e le voci di corridoio che annunciano arresti eccellenti e suicidi impensabili. Saluti massonici suggellano passaggi di consegne, colpi di lupara pongono fine a regni granitici e, colpetto dopo colpetto, Stato e Antistato si stringono la mano nel nome della reciproca convenienza. Gli uomini di queste storie assomigliano a qualcuno già visto in un telegiornale, o nelle foto tra le pagine di un quotidiano, e non si fatica troppo a riconoscere i riferimenti alle vicende, anche quelle meno note, che hanno fornito l’impalcatura della narrazione.
Dotato di un’ironia che non conosce pietà il romanzo di De Cataldo fotografa i vizi e le virtù nazionali, gli elementi che marchiano l’italianità dai tempi di Machiavelli, la propensione del Paese ad acconciarsi alla realtà, quando c’è convenienza, e il cinico desiderio collettivo di riporre, a qualsiasi prezzo, il futuro nelle mani giuste. Pulite o imbrattate di sangue, non fa differenza.  

 

 

 

Thomas Melis

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