Il commissario genovese Giorgio Paludi, torinese d’adozione, giunge alla sua terza indagine, chiudendo, da alcuni punti di vista, la trilogia noir che lo ha visto protagonista prima di Giorgio Paludi – 44 anni il giorno dei Santi e poi del più volte ristampato Sushi sotto la Mole che ha dato il via al passaparola.
L’ultimo romanzo – Ultimi fuochi per Paludi (Frilli Editori) -, segna un passo in avanti tra i lavori di Fabio Beccacini. Al plot poliziesco questa volta si aggiungono dei personaggi decisamente meglio delineati, e un commissario che finalmente cala la maschera per confrontarsi con lo specchio degli anni.
In un’inedita ambientazione estiva (per Beccacini) il romanzo muove i passi da un esplosivo incipit durante la notte dei fuochi di San Giovanni. In un certo senso l’estate è l’elemento dirompente nella trama e nei moventi sentimentali dei protagonisti. Una colla umida avvolge la città, affiancando rom senzatetto, industriali d’armi dai pochi scrupoli, ville in collina e prefabbricati dimenticati nella periferia sabauda. Paludi è alle prese con un maxi inchiesta sul contrabbando di rame, l’Oro Rosso, e soprattutto alle prese con una nuova inaspettata passione che brucerà gli ultimi fili che lo tenevano testardamente legato al passato.
Beccacini, al solito, gioca tra cinema e cronaca nera, creando una realtà parallela che nella sua stravaganza grottesca è sempre più immagine fedele dei tempi che viviamo, perché il giocattolo funziona e mette a nudo una Torino dove gli italiani che vanno chiedere l’elemosina di una cena al monte dei cappuccini sono sempre di più.
Un romanzo che consiglio agli amanti del genere e non. Se non per altro, leggetelo per la bellissima trovata del capitolo finale.
Ultimi fuochi per Paludi
Gordiano Lupi