L’operazione di Bacci Pagano è riuscita e, dopo mesi di riabilitazione e convalescenza, Bruno Morchio con Fragili verità, lo fa finalmente ritornare alla sua casa/ufficio di Stradone Sant’Agostino e ai suoi carruggi.
Bacci è solo, Aglaja è in Puglia, in vacanza con Essam, figlio della sua angelo custode nubiana, che ha studiato per vent’anni in Italia e sogna di diventare un investigatore, ma il non essere cittadino italiano e la religione – è musulmano – gli impediscono di avere il porto d’armi e lo relegano al lavoro di cuoco.
È l’estate del 2015 e, con Caronte il bollente anticiclone africano che impazza, cuocendo i genovesi e relegandoli sotto una torrida cappa di calore, la peggiore a memoria d’uomo, Bacci sale le scale del municipio di Palazzo Tursi, per il funerale di Cesare Almansi il senatore, il suo amico d’infanzia. Cesare si è schiantato con la sua BMW poco prima di Massarosa, contro un guardrail della Firenze Lucca. Erano le tre di notte, e lui stava tornando da Roma. Un colpo di sonno? Oppure quell’uomo duro, chiuso, distante, criticabile ma secondo Aglaia figlia di Bacci un uomo perbene, si è riconosciuto nelle parole del libro intervista di Gian Claudio Vasco e poi, giorno dopo giorno, forse un inconscio rimorso… Chi può dire? I ricordi affollano la mente di Bacci che si arrovella, ma sono in molti a Palazzo Tursi a pensare che Almansi fosse stanco e volesse morire.
Bacci Pagano, che ha visto la morte in faccia, l’ha corteggiata per mesi e la conosce bene, proprio perché l’ha sconfitta sa di dover vivere, approfittando di ogni parcella di vita. E questo per lui vuol dire anche cambiare idee e rimettersi subito all’opera. Deve incontrare i Selman, ricchi borghesi con villa ad Albaro – il più elegante quartiere di Genova – i genitori di Giovanni, un ragazzo sedicenne adottato quando ne aveva otto e portato via dalle favelas di Santiago di Cali – una delle città più povere e violente della Colombia dove vegetava in mezzo ai rifiuti e alla droga – e che ora è fuggito di casa…
A questo punto però, prima di passare al romanzo, voglio riportare quanto mi ha scritto Bruno su Fragili verità: «Ḕ il libro dove più ho attinto alla mia concreta esperienza di lavoro. Racconto qualcosa che conosco abbastanza bene». Eh già amico mio la conosci bene eccome! La psicologia di tutti i tuoi personaggi trasuda umanità ed è messa alla luce dalla tua sensibilità affinata di decenni di continui contatti diretti con la gente. I caratteri delle persone che descrivi parlano anche attraverso le loro peculiarità fisiche, basta pensare alla madre, Jaqueline Selman, architetto di interni cinquantenne, belloccia e che vive male l’inquieta adolescenza del figlio, al padre, l’ingegner Giacomo Selman, l’esile e lungo virgulto di una famiglia di costruttori, provato da bambino negli affetti sinceri e che oggi cerca di nascondere i sentimenti dietro una falsa severità e il figlio sedicenne, dicevamo, bel ragazzo, palestrato, alla ricerca della sua verità. Quel figlio cercato, voluto a tutti i costi, cresciuto, viziato e amato davvero profondamente. Cosa non ha funzionato con lui?
La climatizzazione tempera piacevolmente le stanze affrescate e illuminate dal sole della bella villa dei Selman. Ogni elemento di quegli ambienti, mobili, quadri rari, tappeti, parquet di ulivo parlano di ricchezza, appagamento, serenità. Ma non gli occhi dei due genitori che, disperati e smarriti, fissano Bacci Pagano seduto davanti a loro e non vogliono denunciare la scomparsa del figlio alla polizia.
Da tempo Giovanni è diventato strano, violento con tutti, interagisce male con la scuola e la famiglia, si approfitta dei genitori. Insomma sembra la vittima predestinata e l’artefice di un tristo destino che vorrebbe riprenderselo.
Bacci Pagano deve ritrovarlo. Con il commissario amico e spalla Pertusiello, ormai in pensione e messo fuori dai giri da un burocratico successore, non pare un’indagine facile. Ma si scoprirà che gli agganci in polizia ci sono ancora. La foto di Giovanni lo fa rintracciare sul treno per Massa e Bacci scoprirà che è coinvolto nello smercio di cocaina purissima in una discoteca vicino a Forte dei Marmi. E, attraverso l’web, che potrebbe addirittura trattarsi di un traffico internazionale di droga, forse legato alla causa delle FARC, le Forze armate rivoluzionarie colombiane, nelle quali militava il vero padre del ragazzo. Un gioco molto pericoloso, addirittura mortale. Bacci Pagano si sente combattuto tra gli insopprimibili ricordi di un padre partigiano, legati anche agli idealistici miti della sua giovinezza, e la paura che qualcuno si stia approfittando di Giovanni, per sfruttare la sua impunibilità come minorenne.
Un romanzo con pagine che traboccano di poesia e sa far sperare, con Bacci che offre un “Asinello” e una straordinaria lezione di carruggi a Selman, dei veri genitori disposti a tutto per conquistare l’affetto del figlio e un pusher che potrebbe essere anche un gentiluomo.
E non basta perché se alla fine Bacci riuscirà per una volta a esaudire il suo sogno da bambino, forse anche Essam potrebbe finalmente esaudire il suo?