Gli omicidi dello Zodiaco



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Gli omicidi dello Zodiaco

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The Guardian piazza Gli omicidi dello Zodiaco di Soji Shimada : «tra i TOP 10 “gialli della camera chiusa” più belli di tutti i tempi».
Il romanzo – di esordio per il suo autore e primo della serie da lui dedicata al detective Kiyoshi Mitarai – è uscito in Giappone nel 1981, ma tradotto in inglese solo nel 2014, è,  senza tema di smentita,  senz’altro un capolavoro del genere “gialli della camera chiusa”. E finalmente nel 2017, la Giunti lo pubblica anche in italiano per i suoi lettori.
Per quanto si è detto scritto, il caso degli omicidi dello zodiaco che ripercorre una serie di delitti compiuti in Giappone nel 1936, rappresenta uno dei più strani, difficili e incomprensibili crimini della storia. Nessuna, tra le persone coinvolte e che indagarono a quell’epoca, avrebbe potuto immaginare la diabolica meccanica delle esecuzioni e, allora, si riteneva impossibile trovare l’assassino. O gli assassini…
E infatti dovranno passare un guerra e  tante decadi prima che, eseguendo nuove indagini e con altri mezzi a disposizione, si possa arrivare a sciogliere il caso e a risolvere il mistero.
Brevi cenni sulla trama: siamo in Giappone sul finire degli anni Trenta. Heikichi Umezawa, un uomo ricco, pittore e ritrattista eccentrico, appassionato di astrologia e alchimia, che era rientrato in patria prima dello scoppio della Prima Guerra mondiale dopo una giovinezza trascorsa a Parigi  a stretto contatto con le correnti artistiche di quell’epoca, ha dedicato la sua vita nei venti anni successivi all’esasperazione dell’estetismo più raffinato, al lusso e all’occultismo. La mattina del 26 febbraio 1936 viene ritrovato morto, il cranio sfondato da un oggetto appuntito, nel suo studio chiuso a chiave dall’interno. Ha nevicato per tutta la notte e all’esterno ci sono solo due serie di impronte femminili e maschili sovrapposte che escono dalla studio dell’artista e solcano la candida e intonsa cortina che circonda l’edificio.
Nessuna altra traccia e ben presto si scoprirà che tutti i possibili sospetti hanno alibi di ferro. Insomma un esemplare e irrisolvibile omicidio, o almeno pare, della stanza chiusa. Heikichi Umezawa ha appena completato l’ultimo di una serie di dipinti di soggetto astrologico. Ma Heikichi Umezawa era un personaggio particolare, che si dedicava anche all’occultismo e all’astrologia e, tra gli appunti da lui lasciati, gli inquirenti scoprono un progetto folle e mostruoso: la creazione di Azoth, l’essere femminile perfetto, assemblando parti del corpo di sei donne diverse, che Heikichi Umezawa voleva far nascere unendo varie parti anatomiche di due sue figlie, due figliastre e due nipoti. Tutte le sue potenziali vittime avevano un’età compresa fra i 18 e i 25 anni, erano illibate e di segni astrologici diversi. Gli appunti avrebbero potuto restare solo una mostruosa aberrazione mentale, l’incubo di un pseudo scienziato pazzo invasato da una personale ossessione e schiavo dell’occultismo, ma poco dopo la sua morte, le sei ragazze scompaiono e, uno dopo l’altro, sei cadaveri, smembrati, saranno ritrovati sepolti a diverse profondità, anche a distanza di tempo in precisi luoghi del Giappone, famosi per il loro simbolico valore magico…
Solo quarant’anni dopo un astrologo con il pallino delle indagini, aiutato da un assistente, proverà a riannodare le fila di quel lontano mistero e a fare luce.
Lo scrittore tesse, a beneficio del lettore, quasi un puzzle da ricomporre, seguendo regole ben precise: non nasconde nulla, ogni tessera o indizio, figura rigorosamente nelle pagine, certo bisogna individuarlo ma è riconoscibile e a portata di mano. Per arrivare alla soluzione, è necessario basarsi su tutta una serie logica di deduzioni, pescandola tra una sequela di indizi, fatti e prove. E, in più, Gli omicidi dello zodiaco mira a ingannare, divertendosi con una specie di visione del mondo, fatta di magica para-scienza, ma strutturata e parzialmente convincente. Molto lontano dal nostro mondo e dalla nostra realtà quotidiana, quasi rivelatore di un’altra civiltà, libro interessante da leggere.

 

Patrizia Debicke

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