Amélie Nothomb non ha scritto questo romanzo mediante computer o servendosi di una penna: ha messo tutto nero su bianco con una bacchetta magica.
Questa è l’ unica spiegazione plausibile che si può trovare, visto che Causa di forza maggiore ha la leggerezza di un libro per bambini, la consistenza intellettuale di un romanzo di Voltaire, il divertente brio di Daniel Pennac.
Raccontando una vicenda splendidamente lineare, quella di un comune francese, Baptiste Bordave, dalla vita incolore, che di punto in bianco si ritrova con uno sconosciuto morto in casa, sceso da una Jaguar, che chiede il permesso per poter usare il suo telefono di casa per chiedere aiuto, ne nasce una vicenda assurda dove lo scambio di identità pirandelliano fa da filo conduttore: Baptiste, somigliante al cadavere, prende il posto del morto, e si ritrova così a vivere in una magnifica casa, con una splendida donna e champagne a fiumi.
Ben presto però questo idillio prenderà una piega inaspettata e breve.
Epicuro ha fatto da padrino a quest’opera, un cameo divertente e incantevole, scritto in maniera deliziosa e ricca di sostanza, con pochi giri di parole.
La Nothomb ha dato, con queste pagine, consistenza ai sogni della maggior parte della popolazione mondiale della middle class, che sogna la fuga o il taglio netto con un’esistenza piombata addosso per causa di forza maggiore, in cui non si sarebbe mai rispecchiata se la giovinezza fosse stata una condizione permanente.
Ritrovatosi in un luogo meraviglioso, sia per il corpo che per l’anima, Baptiste regala al lettore perle di saggezza: suggerisce di rendere frizzante la vita con un pizzico di finzione con lo scopo di ottenere “conseguenze interessanti”, di assecondare i propri desideri quando nessun ostacolo s’interpone tra colui che desidera e la realizzazione degli stessi, mangiare bene e con gusto, amare le persone, tendere alla bellezza e all’inaspettato.
Amélie Nothomb fa così sorridere i lettori, e fa capire loro che anche le situazioni più sgradevoli possono nascondere dietro splendide sorprese, se si sanno cogliere le occasioni al volo; una volta tanto, leggere fra le righe è d’obbligo se si vuole assaporare l’esistenza in ogni sua merlettatura.
