Cloruro di sodio – Jussi Adler Olsen



Jussi Adler Olsen
Cloruro di sodio
Marsilio
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Finalmente ritorna, con Cloruro di sodio, Jussi Adler-Olsen, uno degli autori di thriller scandinavi più amato dal pubblico, e ritorna la surreale squadra Q di Carl Mørck, con l’eccentrico Assad e i suoi proverbi a base di cammelli e dromedari, l’amazzone Rose, sempre sardonica e battagliera e l’ultimo arrivato, lo spilungone Gordon. 

Questa volta tutto inizia dal suicidio di Maja Petersen, depressa e disperata da quando molti anni prima ha perso il figlioletto di tre anni nell’esplosione di un’officina meccanica dalle dubbie frequentazioni. Carl e la squadra si concentrano su un dettaglio apparentemente insignificante: la presenza di un mucchietto di cloruro di sodio, meglio conosciuto come sale da cucina, sul luogo della strage. Particolare che ricorrerà in altre morti etichettate come suicidi o incidenti. 

Come sempre, Adler-Olsen ha in serbo per il lettore una sequenza di rivelazioni e colpi di scena che lo incalzeranno sino all’adrenalinico finale, da sconsigliare ai sofferenti di cuore per l’altissimo livello di tensione. 

E come sempre, il celebre scrittore danese, fedele alla cifra caratterizzante i gialli scandinavi, solleverà il velo su una società ben lontana dalla felicità hygge tanto decantata dai media riguardo alla Danimarca. I personaggi che si incontrano nelle pagine sono tutt’altro che felici, bensì pieni di rabbia, di frustrazione, di disprezzo per una società che, accodandosi al liberismo sfrenato contemporaneo, produce violenza, ingiustizia e individualismo. 

Tanto bene non se la passano neppure Carl e gli altri componenti della squadra, soprattutto Assad, che vive sulla sua pelle le limitazioni e i controlli di chi è straniero, anche in una società tollerante e, apparentemente, pacifica come quella danese. Per condire il tutto, la vicenda si svolge durante la seconda ondata di Covid, alla fine del 2020, particolare che complicherà ancora di più l’esistenza di Carl, costretto a fare i conti con un passato nebuloso, per il suo capo e per lui stesso. 

La tematica del labile confine tra giustizia e vendetta, già trattata mirabilmente da Agatha Christie in Assassinio sull’Orient Express, si riaffaccia nelle pagine di Cloruro di sodio, spingendo il lettore a confrontarsi con l’irruenza delle emozioni e l’equilibrio delle leggi.

Donatella Brusati

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