“Sono un padre e un assassino, e dopo tanti anni non ho ancora capito se devo essere grato a Barbara oppure odiarla, perché senza di lei non mi sarei scoperto capace di nessuna delle due cose.”
Questo il drammatico incipit del terzo romanzo lungo di Matteo Ferrario, che dopo i fortunati Buia e Il mostro dell’hinterland, è nuovamente in libreria con Dammi tutto il tuo male (HarperCollins).
Andrea è un padre ormai single, dopo la misteriosa scomparsa della sua compagna Barbara, e deve occuparsi, con tutto l’amore di cui è capace, della piccola Viola, nata dalla sua unione con la donna.
Il rapporto fra Andrea e la bimba, che cresce con la struggente nostalgia della madre scomparsa e il desiderio sempre latente di rivederla un giorno, costituisce una delle chiavi di lettura del romanzo, che è, però, anche e allo stesso tempo una bella e tormentata storia d’amore fra il protagonista, io narrante, e la misteriosa Barbara, scomparsa dopo aver percorso un tratto di vita con Andrea e Viola, e quella di un feroce omicidio, commesso da Andrea forse per troppo amore.
Sulla vicenda, e sull’animo di Andrea, divenuto per sua stessa, iniziale ammissione un assassino, aleggiano, per tutte le pagine, dubbi, misteri, vicende tragiche e problematiche irrisolte, fino a giungere al finale, in cui tutta la storia troverà un epilogo, assolutamente non scontato.
Di più non posso rivelare, e forse mi sono già spinto troppo avanti, per non rovinare il piacere della lettura di un romanzo raffinato che Matteo Ferrario, con la bravura che già ha dimostrato nelle sue prove precedenti, mantiene sempre in un delicato equilibrio fra tenerezza, passione, mistero e suspense.
L’autore è bravissimo a scandagliare e indagare la psiche dei suoi protagonisti, a sviscerarne il modus operandi, specie nel rapporto di coppia, a far rilevare (come giustamente ha già affermato qualcuno) quanto labile sia il confine tra il bene e il male e quanto soggettiva sia, a volte, una distinzione troppo netta fra di essi.
Che dire ancora di “Dammi tutto il tuo male“? Per me sicuramente una felice conferma e l’ulteriore dimostrazione, caso mai ce ne fosse bisogno, che “invecchiando” il vino buono, da gustarsi a piccoli sorsi per non perderne tutti i sapori, può solamente migliorare!
Da leggere!
Dammi tutto il tuo male
Gian Luca Antonio Lamborizio