Faccia a faccia con Sandrone Dazieri

untitled“Il noir italiano mi è venuto a noia come lettore” è uno schietto Sandrone Dazieri, classe 1964, da poco in libreria con il romanzo “Uccidi il Padre” (Mondadori).

Pacifista, vegetariano, consulente editoriale, prolifico autore televisione (quasi sicuramente vi sarete imbattuti in qualche fiction poliziesca scritta da lui) lo scrittore di origine cremonese, torna in libreria dopo tre anni con un nuovo libro già venduto all’estero in sei paesi. Per l’occasione l’autore abbandona il giallo e si cimenta con un thriller che corre sin dalle prime pagine a un ritmo vertiginoso. Tutto comincia con un bambino che scompare nella campagna romana e con sua madre ritrovata decapitata.
Dopo molti romanzi gialli adesso ti proponi ai tuoi lettori con un thriller. Genere certo affine ma molto diverso da scrivere e da affrontare come autore. Come mai questa scelta?
I motivi sono molti. Il primo è il più serio è che il noir italiano mi è venuto a noia come lettore. Salvo alcuni grandi autori, e solo le loro opere migliori, la maggior parte di quello che ho letto mi pare non aver fatto passi avanti dagli anni novanta. E se mi annoia come lettore, figurati come scrittore. Il secondo è che per la storia che avevo in mente per Uccidi il padre quello del thriller è il registro più adatto.
Hai scritto molto per la televisione e leggendo Uccidi il padre si ha l’idea si assistere a un film. La scelta è voluta o si tratta di una contaminazione?
Mah. Ho sempre ragionato per immagini, anche prima di scrivere Squadra Antimafia, ma senz’altro sceneggiare mi ha insegnato a essere essenziale e a non dilungarmi troppo. Se un capitolo non trasmette un’emozione lo taglio.
Milano è quasi sempre stata la città in cui si svolgevano i tuoi libri. Penso alla serie del Gorilla e ad altri romanzi più recenti. Questo si svolge a Roma. Come mai?
Perché ormai nella Capitale passo più tempo che a Milano, e ho scoperto di volerla raccontare. E credo di aver appena cominciato, perché sono centinaia i luoghi di Roma che vorrei raccontare.
I protagonisti di Uccidi il padre sono Colomba Caselli e Dante Torre, due personaggi molto diversi ma entrambi con alle spalle un problema irrisolto. La Caselli lo chiama il disastro, Torre da bambino è stato prigioniero in un silos…
Sì, non mi piacciono i vincenti, mi piacciono i personaggi complessi e problematici, con molte cicatrici e ferite. Questo li rende adatti a comprendere il mondo che li circonda, anch’esso ferito e problematico.
Non è che anche a te verrà la tentazione come a Conad Doyle di far resuscitare il tuo protagonista seriale? In fondo se è ricomparso Sherlock Holmes Dazieri potrebbe far ritornare il Gorilla…
Il Gorilla è il mio doppio, e avrà sempre un posto nel mio cuore. Ma adesso sono completamente preso da Dante e Colomba.

Paolo Roversi

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