Il delitto di Kolymbetra



Gaetano Savatteri
Il delitto di Kolymbetra
Sellerio
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È tutta giocata sul filo dell’ironia la seconda avventura lunga della coppia Lamanna e Piccionello, un’ironia sottile e pungente che non risparmia nessuno. Diverse sono le stoccate disseminate tra le righe di questa storia divertente che parte da Milano per poi svolgersi quasi interamente ad Agrigento.
E non poteva essere altrimenti perché la Sicilia è il terzo personaggio fondamentale dei racconti di Savatteri, una terra in cui “ dietro la grazia si nasconde la brutalità”, una terra raccontata tra Miseria e Nobiltà, tanto per continuare con le citazioni come quelle presenti nel libro.
Sì perché Savatteri si diverte nel citare non solo libri e frasi famose, ma anche ritornelli di canzoni che ormai, volenti o nolenti, fanno parte della nostra memoria.
Vengono brevemente chiamati in causa e amabilmente presi in giro anche illustri colleghi o personaggi letterari contemporanei, Robecchi, Livia e Montalbano, anche se una delle battute più divertente è riservata a Alessandro Manzoni.
Come già nei racconti e ne La fabbrica delle stelle, la trama trova la sua forza nella coppia Lamanna e Piccionello. Il primo è un “disoccupato di successo”. Ex portavoce di un sottosegretario agli interni licenziato perché in un comunicato gli aveva fatto dire qualcosa di intelligente. Il suo acume  e il suo spirito caustico ben si sposano con la saggezza antica di Peppe Piccionello che incarna perfettamente la sicilianità, rimarcata dalle scritte sulle magliette che è solito indossare, create da una delle infinite nipoti di comari e compari disseminate per l’isola.
Ed è proprio una comare di Peppe che incarica i due di portare dei soldi alla figlia che vive sotto protezione per problemi di mafia nello stesso luogo in cui Saverio deve girare dei reportage sui luoghi patrimonio dell’Unesco. Però, come in ogni giallo che si rispetti, i due si imbattono in un omicidio: l’archeologo che doveva annunciare un sensazionale ritrovamento nella Valle dei Templi, viene rinvenuto cadavere nel giardino di Kolymbetra, il punto in cui gli antichi greci raccoglievano le acque.
Coinvolta a suo malgrado nelle indagini, la strana coppia ( sì, è una citazione) riuscirà ancora una volta a venire a capo di tutto a colpi di intuito, ingegno e ironia.
Un racconto come sempre spassoso e colto, in cui l’autore spesso si intrufola in prima persona. Dalle battute traspare l’amore/odio di Savatteri per la sua terra, amore per le tradizioni, per la Sicilia che fu e che potrebbe essere e odio per come si è trasformata, per le piaghe che la feriscono.
Lamanna e Piccionello, due personaggi che si scambiano i ruoli di braccio e mente, di corpo e anima e che ormai sono un tutt’uno di cui non possiamo fare a meno, mandano anche un messaggio ai milanesi: sappiate che Canicattì esiste davvero!

Cristina Aicardi

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