Il mostro del lodigiano – Marina Bertamoni

Luce Frambelli non è più sola al cospetto del mostro vero e di quello inventato
Febbraio 2020: da Castiglione d’Adda, un piccolo comune della provincia di Lodi, parte il primo focolaio di un’infezione proveniente dalla Cina, che stravolgerà in breve la vita dell’intera Europa e poi dell’intero pianeta. In questo contesto del tutto inedito, il lavoro di routine della questura di Lodi subisce un rallentamento. Per questo quando Ernesto Ghigliozzi arriva in questura a denunciare la sparizione della figlia Annarita, l’indagine parte a singhiozzo, soprattutto perché quella di Annarita, sedicenne inquieta, orfana di madre che vive con il padre a Lodi Vecchio, sembra una fuga volontaria, destinata a risolversi velocemente con il suo ritrovamento. Ma i giorni passano e di Annarita non c’è traccia. L’indagine si fa dunque più serrata e l’ispettrice Luce Frambelli, con i soliti metodi anticonvenzionali che la contraddistinguono, raccoglie informazioni e testimonianze che fanno presagire un quadro del tutto diverso e che la spingono a scandagliare a fondo la vita familiare, le amicizie e soprattutto le frequentazioni virtuali di Annarita, diventate prioritarie per lei come per qualsiasi adolescente costretto dal lockdown tra le mura domestiche. Il vicequestore Bentivoglio, responsabile della squadra, chiede a tutti la massima collaborazione e il rispetto delle regole. Ma Luce è abituata a fare di testa propria e benché la situazione contingente le dimostri che nessuno si salva da solo e che soltanto il lavoro di squadra può portare risultati, non rinuncia alla propria indipendenza. Dovrà fare scelte dolorose, le sole che le consentiranno di risolvere il caso, e pagherà un prezzo carissimo per spazzare via una volta per tutte i dubbi che la tormentano. La verità è importante e lei vuole conoscerla. Ma più importante è fare giustizia, qualsiasi sia il prezzo che le toccherà pagare
Un giallo nato dalla pandemia che di quel periodo sospeso tra realtà e assurdo che è stato il lockdown nel lodigiano nasce questo romanzo di Marina Bertamoni. Protagonista è sempre l’ispettrice Luce Frambelli, l’ispettrice di Polizia un po’ schiva e nello stesso tempo talmente testarda e determinata da piacere al pubblico. Luce, alter ego di Marina stessa, va avanti da sola in genere, ma questa volta scoprirà che agire in squadra è vincente. E proprio i suoi colleghi con le loro variegate personalità danno un colore unico alla storia. 

La sua bellezza umana e credibile è nella sua ricerca della verità, non solo quella relativa al mistero che deve sbrigliare al lavoro, ma anche nella sua vita personale. In questa storia che si svolge su due piani, uno appunto sociale e l’altro personale, il racconto di Luce è cruciale e centrale.

Marina Bertamoni con grande sofferenza, come lei stessa ha ammesso, racconta del Covid e della chiusura che tanti giovani e adolescenti ha penalizzato, e nello stesso tempo approfondisce la psicologia non solo delle vittime, ma persino del carnefice. E quel “mostro”, che è stato il covid soprattutto in quella zona dove Luce opera, è sempre in sottofondo. 

La scrittura è pulita e accattivante, come sempre, e la descrizione dei personaggi non solo principali, ma anche i comprimari, sempre molto azzeccata. Anche l’amore non manca raccontato in diverse sfaccettature, sia per Luce, che nella storia misteriosa sulla quale deve indagare. Per Luce forse si inizia a vedere la luce in questo senso, visto che alcuni misteri del suo passato hanno una soluzione e che lei stessa capirà di non dover per forza fare tutto da sola. 

Un bel romanzo davvero, che scorre piacevolmente pagina dopo pagina e come sempre nello stile di Frilli racconta una terra a noi vicina ma forse anche poco conosciuta e un po’ brumosa e misteriosa.

Ci sarà una nuova avventura per Luce? La conclusione prospetta un sequel in effetti e quindi non resta che leggerlo per poi attendere il prossimo.