Il padre – Santiago Dìaz



Santiago Dìaz
Il padre
Giunti
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Arriva finalmente in Italia, grazie a Giunti, “il Padre”, straordinario thriller di Santiago Diaz, sceneggiatore cinematografico e televisivo spagnolo ritenuto una delle più interessanti voci della novela negra spagnola.
Il padre inizia in un appartamento di Madrid dove la polizia scopre prima il cadavere di una donna e poi, in una delle altre stanze, il marito coperto di sangue. Sull’arma del delitto ci sono le impronte dell’uomo. Nessun dubbio, quindi, su chi sia l’autore dell’omicidio. Un anno dopo, l’anziano padre dell’assassino si consegna alla polizia sostenendo di aver rapito l’avvocato difensore del figlio, il giudice che lo aveva condannato e una giovane studentessa che aveva testimoniato contro di lui al processo. Sostiene l’innocenza del figlio ed è convinto che tutti e tre fossero corrotti e pagati per farlo condannare. Aggiunge che ne morirà uno ogni settimana fino a quando la polizia non arresterà il vero colpevole, scagionando così il figlio. Tre sole settimane per scoprire la verità. Il conto alla rovescia inizia: ci sono solo pochi giorni per salvare gli ostaggi e ristabilire la verità.

A indagare, l’ispettore Indira Ramos. Poliziotta dall’etica incrollabile, tanto da risultare malvista anche all’interno della sua squadra per avere segnalato un collega corrotto, affetta da un disturbo ossessivo compulsivo per l’ordine e con ha la fobia dei microbi (caratteristiche che, per una persona che si trova spesso a lavorare sulle scene del crimine, non può che dare il là anche a momenti  imbarazzanti e divertenti). Un personaggio che cerca in ogni modo di non soccombere alle proprie debolezze, che deve combattere anche contro se stessa e che cerca di mettere da parte le sue fragilità sostenuta da un radicato senso del dovere e della giustizia. Che è poi lo stesso senso che anima anche gli altri componenti della squadra, capaci di andare oltre i risentimenti personali in nome proprio di quell’ideale. Ne “Il padre” (“El buen padre“ il titolo originale) Diaz torna su uno degli argomenti che più gli sta a cuore e che era al centro anche del suo precedente romanzo (“El talion”, non tradotto in Italia): cosa fare quando la legge pare fallire.

Si parla di limiti superati, di quanto sia lecito fare per ottenere giustizia là dove le istituzioni hanno fallito, della sempre dibattuta dicotomia tra legge e giustizia, di quanto sia grande l’amore di un padre, e sino a dove sia giusto  spingersi in nome di quell’amore. Diaz affronta queste tematiche costruendo una storia che conquista sin dalla prima riga, “te engancha”, come dicono gli spagnoli… e lo fa grazie a un gruppo di personaggi azzeccato e a un plot dove tutto pare incastrarsi a meraviglia, dove tutto ha un senso, fino a quando, come nei migliori gialli, arriva a mostrare che “tutto questo forse un senso non ce l’ha”, o forse sì, ma completamente diverso da quello che si credeva d’aver intuito perché l’autore è stato molto bravo a mischiare le carte e confondere il lettore. Che poi, in fondo, è quello che cerchiamo in un giallo: essere stupiti, ingannati e sorpresi il più possibile. E Diaz ci riesce benissimo.

Cristina Aicardi

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