Il barbiere zoppo di Gino Marchitelli non è solo un romanzo, ma anche un’accurata ricostruzione storica che sa assumere i toni della suspence e del thriller .
Scritto credo volutamente dall’autore quasi fosse un diario o meglio un lungo dialogo tra generazioni, la trama sboccia pian piano introducendo il lettore nel pathos e nella sofferta intensità della storia di “Il barbiere zoppo: 1969, una ragazza e la scoperta della Resistenza” di Gino Marchitelli. Un libro, una fiction perché di fiction si tratta, che con grande passione, ma senza sfruttare eccessi emozionali, narra la verità su alcuni orrori perpetrati nel ventennio dal regime nazifascista in Italia e in particolare nel centro Italia, nelle Marche, a Braccano dove il 24 marzo 1944 il Comando tedesco accerchiò, tra Roto e Braccano, i pochi componenti rimasti della Banda dell’Eremita: la loro formazione partigiana si era spostata a Poggio San Vicino per il previsto lancio di armi e munizioni da parte degli alleati. Il rastrellamento di uomini e donne e le successive barbare uccisioni proseguirono fino al 31 marzo.
I personaggi del romanzo di Gino Marchitelli, non veri ma frutto di calibrata invenzione narrativa, pensano, si muovono, vivono, soffrono e muoiono all’interno di una cornice storica vera, reale. I fatti e gli episodi infatti sono ispirati sia dalla lotta partigiana del gruppo ribelle di Roti (MC), con la presenza del prete Don Enrico Pocognoni, che fu vittima dell’eccidio di Braccano del 1944, che dai ricordi di chi fece parte del gruppo dei giovani beat che nel 1969, ben venticinque anni dopo, all’epoca della contestazione giovanile, elessero proprio la scuola di Braccano a luogo privilegiato per le loro riunioni.
Dice di Il barbiere zoppo Daniele Biacchessi: « E Marchitelli ha memorie lunghe, tanto da pensare a un vero romanzo, in cui Lidia, una giovane meridionale, riscopre i valori delle Resistenza attraverso un diario scritto da una sua coetanea nel 1937, ascoltando la musica degli anni Sessanta e Settanta».
Memoria lunga per una storia semplice narrata attraverso gli occhi ancora innocenti di Lidia, una ragazza che entrerà a far parte di un gruppo di ragazze e ragazzi dei movimenti di quegli anni, imbevuti di voglia di novità, di ribellione, della musica di allora, attraverso l’esperienza di un viaggio iniziatico dalla Puglia a Braccano, un remoto paesino delle Marche, la conoscenza dell’amore e poi della verità, quella verità che le cambierà per sempre la vita.
Grazie a Aurelio, sopravvissuto ai campi di sterminio e a un misterioso diario scritto da una ragazza, sua coetanea, che narra il quotidiano di una giovane donna, poi moglie e madre cominciato nel 1937 e andato avanti fino al 1944, Lidia scoprirà un vissuto locale permeato dal valore della lotta partigiana per la libertà. Il fatale incontro con Aurelio la condurrà verso un passato che non poteva mai immaginare e un’altra storia.
Marchitelli ha scritto il suo romanzo anche con l’intento di esorcizzare l’ignoranza che permea il nostro dilaniato Paese sulle tante abominevoli azioni commesse dagli italiani e dal fascismo nelle guerre imposte dalla follia di conquista del duce. L’averlo pensato e scritto è per sé opera meritoria.
Scrivere di verità è un elemento fondamentale per una democrazia reale e per garantire la libertà e il corretto senso critico di un popolo. Con questo romanzo, l’Autore inserisce nella finzione narrativa, elementi e aspetti documentati della nostra Storia. Il romanzo, rivela quelli che sono stati i profondi contrasti in un popolo sottomesso, abilmente manipolato da un dittatore e da alcuni delinquenti che commettendo orrendi crimini, si sono arricchiti e hanno piagato l’Italia. Per fortuna tante persone comuni e antifascisti, come i personaggi del libro, che sotto la dittatura non si sono piegati alla “vergogna e all’orrore”, sono diventati in seguito i protagonisti della Resistenza e della Liberazione.
Il barbiere zoppo-1969 una ragazza alla scoperta delle Resistenza
Patrizia Debicke