Il sangue non basta – Alex Taylor



Alex Taylor
Il sangue non basta
Edizioni Clichy
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Il motore immobile che muove questa storia è il bisogno atavico più vecchio al mondo: la fame. Soltanto che al lettore sembra impossibile che si possa arrivare a compiere dei gesti così efferati in suo nome, poiché le nostre generazioni conoscono solo parzialmente uno spettro che ha aleggiato nei secoli sull’umanità. Non è povertà, ma molto di più. Sopravvivenza, dove i soldi non hanno nemmeno valore e il baratto è lasciato all’iniziativa di qualcuno. È vita o morte, carne che cessa di vivere per sfamare un corpo, colpi fortuiti che giungono a caso, pena la cancellazione degli individui. 

In un mondo dove tanta parte gioca la sorte, Alex Taylor ci porta sulle montagne del West Virginia. Qui la coda di un rigido inverno non concede tregua e tutto è neve e ghiaccio. Siamo nel 1748, quando la storia inizia, e facciamo subito la conoscenza del viaggiatore Reathel (lui stesso di definisce così) che vaga per la foresta da mesi insieme al suo cane, un feroce mastino. Finché non giunge alla porta di una capanna, dove vive Della, una mezzosangue in procinto di dare alla luce un bambino.

I pericoli sono infiniti, tra cui un’orsa che ha assaggiato carne umana e non mollerà la presa facilmente. Quella è terra della spietata tribù guerriera degli Shawnee, il cui feroce capo Dente Nero è solito concedere una breve tregua ai coloni in cambio di un neonato. Della era fuggita dall’insediamento proprio per salvare il suo bambino dalle grinfie del feroce nativo, assetato di sangue, che qualcuno ha promesso di sacrificare presso la tribù.

La natura è matrigna, non concede alcuna gioia. Aspri i sentieri, le tempeste di ghiaccio, zero cibo da mettere sotto i denti. Ci sono lupi famelici, indiani a caccia di scalpi, l’orsa che a tratti incombe e mai se ne va del tutto, per citare alcune delle calamità da cui ci si deve guardare.

Questo racconto western, partito come fosse il salvataggio di un bimbo, si apre presto alla visione di un microcosmo maligno, costituito da una grande quantità di personaggi, ciascuno occupato solo a sopravvivere, senza empatia né alcun senso della morale. È il vecchio West, quello dei coloni che si sono guadagnati col sangue ogni singolo pezzo di terra e dei nativi indiani a cui, invece, la terra è stata portata via. Decimati questi ultimi dall’uomo bianco, coi suoi cannoni e le epidemie di vaiolo, poiché non hanno conosciuto la medicina, ma solo chiassosi stregoni. 

I soggetti si accalcano attorno alla bambina di Della, che nel frattempo è venuta alla luce, allo scopo di consegnarla al capo Dente Nero e avere un tornaconto personale, mentre tra le pieghe si leggono le peggiori bassezze, quasi che la natura selvaggia sia in realtà clemente, a confronto dell’uomo, peggior bestia in assoluto. Capace di macchiarsi di inaudite barbarie.

Il modo di narrare dell’autore è crudo, primordiale. Evocativo all’estremo e quindi non per tutti. Si tratta di una storia che prende e affascina, dalla quale sono assenti le parole gentili, i gesti d’affetto, qualunque cosa renda umani. Ecco perché bisogna avere uno stomaco forte per riuscire a leggere determinate parti. Se invece non siete particolarmente impressionabili e amate questo genere letterario, Il sangue non basta di Alex Taylor (Edizioni Clichy, giugno 2023) è un romanzo incisivo. Esso infatti offre uno spaccato di esistenza, affatto edulcorato, dove ogni giorno si lotta con lo spettro della morte, pur sapendo che la vita non ha alcun valore. Una discesa agli inferi per entrare in contatto con lo spettro primordiale di ciò che siamo stati. Uomini delle caverne a tempo indeterminato, disposti a tutto pur di accaparrarsi un tozzo di pane. E poter dire, una volta giunti a sera, che anche per quel giorno si ha avuta salva la vita. 

Cristina Biolcati

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