In Vespa da Milano a Tokyo

Tra i tanti libri a soggetto motociclistico scritti da Roberto Patrignani sono due quelli in cui si parla di Vespa. Entrambi narrano la medesima storia: “In Vespa da Milano a Tokyo” (questo viaggio, datato 1964, venne realizzato in occasione dei Giochi Olimpici organizzati in quell’anno nel paese del Sol Levante) e “Pane e chilometri”, che esce invece nel 2004, a quarant’anni di distanza, ed č una raccolta dei diari di viaggio dell’autore. Tra un libro e l’altro non ci sono solo quarant’anni, ci sono soprattutto le migliaia di chilometri percorsi in tutto quest’arco di tempo da Patrignani. Una vita passata in sella a Vespa, motociclette e ciclomotori. Chilometri che hanno lasciato il segno, e Patrignani lo scrive chiaramente (tratto da “Pane e chilometri”): “(…) ho voluto subito fornire una prova della sinceritŕ e della veritŕ con cui il mio diario č stato redatto. Anzi, nel rivisitarlo ultimamente prima del fatidico ‘si stampi’, ho voluto lisciare con una passatina di tela smeriglio anche altri passaggi che sapevo un po’ rugginosi”.

Un lavoro di “lisciatura” che si percepisce chiaramente confrontando le due edizioni del racconto del viaggio in Giappone. “In Vespa da Milano a Tokyo” risulta a tratti spigoloso per la sincera schiettezza di alcuni brani. Spigoli lisciati nell’edizione piů recente, in cui č evidente il differente approccio al racconto. “Pane e chilometri” scorre piů veloce dei chilometri percorsi da Patrignani nei suoi viaggi in ciclomotore (un coast-to-coast di 4.600 km attraverso gli Stati Uniti in sella a un Garelli “Noi Matic” 50cc e un tormentato raid africano – dal Sud Africa all’Etiopia – con un Guzzi “Dingo” 50cc).

Le pagine di “Pane e chilometri” in alcuni brani sono velate da un soffio di leggera tristezza per il tempo che passa e per la salute che non č piů quella di un tempo. Ma non c’č rassegnazione nelle sue parole, tanto che nel luglio del 2004 Patrignani torna di nuovo in sella alla Vespa che giŕ lo portň a Tokyo, sulla strada della rievocazione della leggendaria Milano/Taranto, e chiude il libro con il proposito di ripercorrere la medesima strada in un prossimo futuro… a piedi!
Scrive Patrignani: “Qui spengo (momentaneamente) il motore per rispetto e riconoscenza a non so bene chi. Confido nei prodigi della Scienza e nella buona Stella per trovarmi in forma al momento di intraprendere nuovamente un bel viaggio”.
Roberto Patrignani si č arreso alla malattia nel gennaio del 2008.
Voglio credere che si sia realizzata una sua aspirazione: lo scrittore, commentando la foto di copertina di “in Vespa da Milano a Tokyo” scrive: “Se questo autoscatto lasciasse trasparire anche l’anima, bé, č nello stato in cui mi trovavo quel giorno che vorrei presentarmi a San Pietro”.

Lorenzo205

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