Incontro con Scott Turow – L’ultimo processo

Per l’uscita de L’ultimo processo, Mondadori, MilanoNera ha avuto la possibilità di incontrare l’autore Scott Turow. Sappiamo benissimo che il sistema giudiziario americano è diverso da quello italiano e, grazie a Hollywood o all’esposizione mediatica di alcuni casi, potremmo averne una percezione più dinamica e spettacolare. È bene ricordare che Turow ha ricoperto il ruolo di Assistente Procuratore degli Stati Uniti nelle aule dei tribunali e, seppur con qualche libertà, nei suoi legal thriller cerca di ricreare un’azione legale piuttosto complessa, ecco perché “questo romanzo e i miei romanzi in generale sono composti da dialoghi, quasi delle trascrizioni, perché sento i miei personaggi e per anni ho calcato le aule di tribunale. Questo fa parte di me ed è stata una sfida per riprodurre questa esperienza e quei tipi di dialoghi.”

Se il vecchio adagio impone allo scrittore di occuparsi e di raccontare solo quello che sa o conosce, Turow è il primo ad avere dichiarato che “da avvocato so che la giustizia non è mai netta”.

L’andamento dialogico e una buona conoscenza della materia sono il tessuto in cui L’avvocato Sandy Stern difende dalle accuse di insider trading, frode e omicidio l’amico Kiril Pafko, dottore che ha ricevuto il premio Nobel per la medicina ed è riuscito a produrre il miracoloso farmaco G-Livia che sembra ottenere effetti straordinari contro il cancro, ma la cui sperimentazione ha procurato alcuni decessi tra i pazienti.

In tempo di pandemia, è venuto spontaneo paragonare la finzione alla realtà. “Non avrei potuto in alcun modo anticipare la pandemia del Coronavirus. Se vogliamo interessarci a cosa possa andare storto in un vaccino, allora il G-Livia può darcene effettivamente un’idea. Qualche anno fa fu trovato un farmaco per curare l’influenza suina, ma un ristretto numero di persone andò incontro a paralisi. Questi medicinali vanno testati nella loro efficacia, ma quando passano da un ristretto numero di test a una vaccinazione su larga scala è altamente probabile che ci siano degli effetti collaterali.”

E sono proprio questi ultimi a trascinare il medico in un’aula giudiziaria in cui, oltre al rapporto tra cliente e avvocato, viene analizzato il legame di amicizia tra Sandy e Kiril.

 Da sempre, negli Stati Uniti c’è una attenzione particolare verso i reati di natura finanziaria. Emblematico è il caso di Al Capone, boss della mafia di Chicago finito in galera soltanto a causa di evasione fiscale. Anche nell’ultimo processo le accuse legate all’aspetto dei possibili guadagni per la vendita del farmaco sono prese molto sul serio.

“Negli Usa ci sono fortissime diseguaglianze di reddito ed è una situazione che è peggiorata dagli anni ‘80, quando il divario è diventato più grande. Molte persone pensano che alcuni siano diventati ricchi perché seguivano le regole. Quando ci troviamo davanti a persone con potere e soldi che, nonostante abbiano contribuito a creare le regole, spesso le infrangono o le ingannano per un tornaconto personale. Questa credenza fa parte di una mitologia tutta americana ed un principio presente nella società che nessuno, anche chi è ricco e potente, può essere al di sopra della Legge.”

Non rimane altro che leggere L’ultimo processo e scoprire quanto anche le leggi che un popolo adotta possono indicare il grado di civiltà e responsabilità che sono stati in grado di raggiungere. 

Mirko Giacchetti

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