Inviata speciale



Jean Echenoz
Inviata speciale
Adelphi
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Una spy story surreale, a tratti grottesca, ma carica di umanità. L’ultima è una parola fin troppo abusata, ma che riesce a rendere bene l’idea di debolezza e meschinità insieme, di dolcezza e innamoramento, di opposti che convivono in esseri tutt’altro che perfetti. I personaggi di Echenoz in Inviata speciale (Adelphi, 248 pp.) sono veri, sono carichi di emotività anche quando sembrano degli esseri insulsi e gretti. Non si nascondono dietro spiegazioni delle loro azioni, non fingono superiorità. L’autore ce li mostra così come sono. E anzi usando la trovata di un narratore che ci presenta le scene, gli ambienti e i personaggi, senza che questi ne siano consapevoli. Non possono quindi essere diversi, costruiti o opportunisticamente mascherati per l’occasione. Sono avidi, innamorati, annoiati, in cerca di compagnia, scostanti, ma mai in posa.
La trama, ben delineata, sembra in realtà il copione di una commedia del non sense. Tra un generale che progetta oscure trame per destabilizzare il quadro internazionale, i suoi assistenti che sono tutt’altro che dei James Bond francesi, e degli ignari cittadini catapultati in intrighi di politica estera, c’è l’ironia di Echenoz. La sua scrittura è in perfetto equilibrio tra sarcasmo e apparente superficialità degli elementi. Tratteggia i rapporti umani di un matrimonio finito, di una storia che sta per sbocciare, di una depressione che sta per palesarsi inserendoli in un delicato gioco di spionaggio franco-coreano.
Per più di metà libro siamo convinti che il nocciolo della questione sia uno, ma rapidamente il nostro proscenio viene smantellato e tutti i punti di riferimento vengono alterati. Si passa in poche pagine dai quartieri residenziali di Parigini alla Pyongyang di rappresentanza di Kim Jong-un.
Non ci sono personaggi nerissimi, ma nessuno è innocente e puro. C’è qualche morto o ferito qui e là, ma non è quello l’elemento che rende il libro un romanzo così leggibile. Ci sono le vite di questi ordinari borghesi che si disvelano sotto il nostro sguardo, superando le ipocrisie di facciata. In particolare in tutta la storia ci sono persone che cercano e trovano i compagni momentanei di quel periodo di vita, ma che sono pronti ad abbandonarli nello stesso istante in cui sentono che quel capitolo si sia concluso.
Se la narrazione fosse in prima o in terza persona forse ci troveremmo a leggere del perché si sia agito in quel modo piuttosto che in quell’altro, o di giustificazioni più o meno campate in aria del come l’amore finisca. Invece nell’Inviata speciale non c’è nulla di tutto ciò. Conosciamo ogni oscuro segreto e ogni gesto è semplicemente compiuto, nella sua spietatezza come nel suo essere compassionevole.
Andrete avanti, pagina dopo pagina, per riuscire a capire come l’autore sia riuscito a cucire insieme vite così diverse, trame così assurde e sentimenti per nulla nobili, ma reali.

Eleonora Aragona

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