Un vecchio magnate bruciato vivo nella sua Mercedes a Parigi, un ragazzo delle banlieu con gli anfibi slacciati e la leggendaria Schiera Furiosa che torna a terrorizzare gli abitanti della Normandia.
Fred Vargas, autrice francese che ha legato il suo successo alle avventure dello ‘spalatore di nuvole’ nonché commissario del 13° arrondissement di Parigi, Jean Baptiste Adamsberg, ha abituato troppo bene i suoi lettori. Ogni volta che apriamo un suo romanzo ci ritroviamo immersi in quell’alchimia perfetta fra personaggi e trama, in quella combinazione straordinaria tra cronaca, storia, leggenda ed eventi apparentemente slegati tra loro, che ne ha caratterizzato ogni lavoro.
Come in un ingranaggio infallibile, ogni movimento, ogni parola che la Vargas scrive e descrive hanno uno scopo preciso nel complessivo svolgere degli eventi e conduce il lettore verso la soluzione dell’enigma conclusivo senza che quasi se ne accorga, distratto com’è a conoscere i personaggi surreali che di volta in volta popolano la Francia nera e tenebrosa di Adamsberg.
Anche in questo romanzo, giunto tre anni dopo l’ultima indagine del commissario, la magia si ripete e quando Lina, visionaria ragazzina della Normandia, incontra nei boschi la spettrale orda di Hellequin proprio mentre a Parigi un’auto di lusso brucia con il suo proprietario all’interno, Adamsberg non può fare altro che indagare sul filo invisibile che lega questi episodi. Senza un metodo, senza un indizio, senza quasi un motivo. Soltanto con la convinzione di essere sulla strada giusta.
Anche se si inizia a percepire, in quest’ultimo lavoro, una certa concessione alla ‘maniera’ e una qualche stanchezza narrativa, forse dovuta alle aspettative che il successo di un personaggio impone, ‘La cavalcata dei morti’ resta comunque un libro da leggere e consigliare, una delle migliori uscite editoriali dell’ultimo anno solare.
La cavalcata dei morti
Fabio Girelli