Il giorno prima della felicitŕ



erri de luca
Il giorno prima della felicitŕ
feltrinelli
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“Un bambino che cresce senza una carezza, indurisce la pelle, non sente niente, neanche le mazzate. Gli restano le orecchie per imparare il mondo”.

Nella Napoli che abbraccia il secondo dopoguerra, la memoria di un giovane orfano traccia il filo di un incontro speciale con un custode di palazzo, don Gaetano. Il racconto dell’insurrezione popolare che precede la ritirata dei carri armati tedeschi e la scoperta di un nascondiglio sotterraneo sono lo spunto che narra di ogni giorno che precede la felicitŕ. Sono le tappe della liberazione italiana e della crescita di un ragazzino che ascolta attento mentre s’innamora di Anna e per lei sconta le prime vendette d’onore.
Con il guagliň cresce anche lo squarcio di una guerra sovvertita dalle braccia della gente, mentre la voce del secondo orfano, don Gaetano, osserva le vite del condominio ed č giŕ pagina d’appunti per ’a scigna, suo unico pubblico azzittito dalla curiositŕ, in fuga la notte dall’orfanotrofio e la mattina tra le cosce di una statua a scovare nascondigli. Partite quotidiane a scopa per annotare la storia, rigettando quella sfogliata tra i banchi, salvo il pane fresco e la cotognata per i poveri.
“T’aggia’ impara’ e t’aggia’ perdere”, regola esclusiva contro rivali di gioco e pubertŕ entrati a muso duro nelle parole lente e costanti di un maestro con vocazioni trascorse da seminarista e del suo ragazzo con le orecchie tese. Ogni giorno il guagliň reclama una pagina, ha allevato l’istinto a fuggire da una madre adottiva assente e un istituto obbligatorio. Si arrampica bestialmente su per i piani a recuperare palloni sgonfi, il terzo č il piů importante, serve ad attirare l’attenzione di Anna e provare a fuggire l’etŕ che non mantiene la promessa di dimenticarla.
Ogni altra rivelazione proviene dai libri presi in prestito da don Raimondo, il libraio, o dal rifugio segreto. Ai piedi della statua del cortile, una botola per contrabbandieri di sigarette ha messo in salvo un ebreo sotto l’occhio vigile di don Gaetano che rivendica l’innocenza senza razza. Con le carte e un ricordo preciso fa resistere un Nessuno come lui, figlio di chi gli ha concesso l’incarico a vita tra le porte delle famiglie. L’insurrezione di ripiani di marmo gettati dalle finestre contro i tedeschi, le orazioni ripetute dei sacerdoti rievocano il grido del giorno che precede ogni felicitŕ perché Nessuno sappia difendersi prima di tutto dai coltelli. L’emancipazione sessuale del ragazzino con “l’argento vivo nelle gambe” e la follia fisica di Anna guidano a una partenza che, dopo l’attesa sconfitta a scopa di don Gaetano, replica il viaggio argentino del custode. Il cordone si spezza per scansare vendette di sangue e guapperie.
Le ragioni di un vecchio e di una guerra di ruggine piegata al popolo si specchiano nel giovane che, come l’ebreo, torna nudo al ventre della vita. Non c’č somiglianza piů esemplare di un orfano che nutre un altro con la parola e il rumore delle immagini. La protezione č scoperchiata e la gabbia gettata via. “Don Gaetano mi passava le consegne di una storia. Era un’ereditŕ. I suoi racconti diventavano ricordi miei. Riconoscevo da dove venivo, non ero figlio di un palazzo, ma di una cittŕ. Non ero un orfano di genitori, ma la persona di un popolo”. Che sempre si possa chiedere a De Luca di recidere il silenzio per far posto ad un’orma che ospita traversate.

giulia valsecchi

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