Lasciami entrare
Fa pensare a quei dolci rotondi di pasta di cocco, magari fa venire in mente la droga. Una vita decente. Si pensa alla metropolitana, ai sobborghi. Poi probabilmente non viene in mente nientaltro. Anche lì, come dappertutto, ci abita della gente. È per questo che il quartiere è stato costruito, perché le persone avessero un posto dove abitare. Non è un luogo cresciuto in modo naturale, no.
Non lasciamoci fuorviare dal tema vampiresco: Lasciami entrare è un horror che ha molti punti di contatto con i noir metropolitani e può essere letto con passione anche da giallisti attenti alle sfumature.
La trama ruota intorno allamicizia tra una vampiretta infelice e un ragazzino solo, sovrappeso e ancora più infelice, ma ciò che fa da contorno alla linea principale comprimari, dinamiche di relazione, scenari, sottotrame è tristemente, orrendamente umano.
Il luogo è un elemento chiave, anche se è descritto quasi solo nellincipit con unaffilatezza che impariamo presto essere il tratto peculiare dello stile di Lindqvist. Un quartiere costruito dal nulla, con un piano regolatore basato sullefficienza, con isole di verde e cubi di cemento distribuiti razionalmente perché le persone avessero un posto dove abitare. E come tanti quartieri- dormitorio, tirati su al volo, affinché la classe media abbia un posto dove stare - come se quella di un tetto e un box auto fosse lunica necessità lecita, quello di Blackeberg è lo scenario perfetto per la discesa nellinferno dellordinario: per lalienazione dei suoi abitanti, per lisolamento di persone sole che, come gli strampalati cacciatori di vampiri, riescono a trovare punti di contatto tra loro a partire dalle proprie solitudini, dai propri vizi rivelatori, lalcolismo o lamore disperato per gli animali.
Il male di Lasciami entrare non è solo lo squallore. Cè anche la prevaricazione e il gusto di umiliare il più debole, come il povero protagonista Oskar tanto vessato da non distinguere più la realtà da ciò che gli infliggono, o dai propri tristi sogni di vendetta. Cè lincomunicabilità familiare: se nel rapporto dimesso tra Oskar e sua madre ci sono sentimenti sommersi, le pagine dedicate al padre del ragazzino e alla sua metamorfosi da ubriaco fanno agghiacciare il sangue quanto le migliori di King.
E cè un male peggiore, la pedofilia, che mischiata alla vigliaccheria e allipocrisia più strisciante produrrà il vero mostro del romanzo non un vampiro, ma un essere ripugnante quanto lo è la sua umanità.
Lasciami entrare è un horror, e uno dei migliori dellanno, ma non solo. Anzi, le scene più vampiresche, come quelle del passato della vampira Eli, sono confuse e piuttosto improbabili.
I pestaggi di gruppo, gli abusi pedofili, le cantine, la paura degli altri che lotta con quella della solitudine, ecco il grand guignol. E la penna di Lindqvist ce lo racconta con asciuttezza e precisione, senza beceri compiacimenti pulp, con il rigore di chi sa che lorrore peggiore può andare a braccetto con la banalità, i dolci di cocco con la droga.
Compralo su
